Fase 2, Porta Venezia-Corso Buenos Aires: "Pista ciclabile pericolosa e inutile"

L’affondo di Gabriel Meghnagi (Ascobaires) contro il nuovo percorso per le bici

A sinistra corso Venezia dove il passaggio pedonale corre a fianco della ciclabile

A sinistra corso Venezia dove il passaggio pedonale corre a fianco della ciclabile

Milano, 5 maggio 2020 - La pista ciclabile della discordia. Continua a sollevare un polverone di polemiche il nuovo "corridoio" riservato a bici e monopattini: parliamo dell’anello "slow" di congiunzione fra piazza San Babila e viale Monza, pensato dal Comune, per la fase 2 dell’emergenza coronavirus, in tempi "record". "Fin troppo, non siamo stati neppure consultati a dovere" il commento al vetriolo di Gabriel Meghnagi, presidente di Ascobaires – che rappresenta 260 negozi in Buenos Aires e altri 120 nelle vie limitrofe - e della rete associativa delle vie di Confcommercio. Dopo aver bollato il progetto come "lunare" due giorni fa, è tornato ancora alla carica. «Non è una guerra contro le biciclette. Anzi. Semplicemente corso Venezia e Buenos Aires non sono adatti per ospitare una pista ciclabile. I motivi sono innumerevoli. In corso Venezia hanno disegnato un passaggio pedonale a fianco di quello per le biciclette senza un cordolo di separazione. Possiamo immaginare il pericolo a cui esponiamo una madre con la carrozzina se al suo fianco viaggeranno i rider a tutta la velocità? Su Buenos Aires non va meglio. Con una sola corsa per ogni senso di marcia si formerà una colonna unica di vetture e veicoli commerciali fino a Loreto. Mi chiedo dove passeranno all’ora di punta i mezzi di soccorso e delle forze dell’ordine".

Per ultimo ma non da ultimo: "Siamo sicuri che dopo otto ore di lavoro i 3.500 lavoratori della zona abbiano voglia di tornare a casa in bicicletta? Magari a luglio quando la temperatura supera facilmente i 35 gradi o a ottobre quando piove? Non parliamo poi dei clienti dello shopping: voglio vedere a trasportare un trolley o un pacco voluminoso in bicicletta". Un’alternativa esisterebbe secondo Meghnagi: "Disegnare un tracciato alternativo nelle vie limitrofe senza occupare una carreggiata così importante come quella formata da corso Venezia e Buenos Aires". L’ipotesi di un percorso alternativo per le bici piace anche Cristina Giraudo, titolare dell’ottica Soatin, bottega storica affacciata su corso Buenos Aires dal 1927. La commerciante aggiunge una considerazione in più: "Temiamo una nuova flessione del fatturato, pari almeno al 30%, con la nuova pista ciclabile. Il fatto è che a Milano non è solo una città per giovani, per 30enni e 40enni in forma. C’è chi in bicicletta non ci può proprio andare, come tanti anziani. Costoro se ne andranno diritti nei centri commerciali, dove per trovare il parcheggio non bisogna fare la caccia al tesoro. Sono clienti che non vedremo più. Dopo il lockdown è un lusso che la nostra arteria commerciale, fra le più importanti d’Europa, non può proprio permettersi".  

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