REDAZIONE MILANO

In sette nel bilocale, gara di solidarietà: "La povertà non ci abbatte"

"Questa casa così piccola io la benedico perché è il punto di riferimento per la mia famiglia" di MARIANNA VAZZANA

Giuseppe D'Ambrosio

Milano, 18 marzo 2016 - «Questa casa, piccola, io la benedico». Anche se per dormire bisogna creare un accampamento incastrando un letto dopo l’altro. Anche se non c’è spazio per i libri, i vestiti, le scarpe (in corridoio sbucano quelle dei figli maggiori, altissimi, che giocano nell’Olimpia Milano. Il numero? 51 e mezzo). Anche se il pianerottolo è diventato un’estensione dell’appartamento, e i calzini si stendono sul cestino della bicicletta a pochi centimetri dall’ascensore. Solo, ne servirebbe una più grande. Perché in quell’alloggio popolare di neanche 50 metri quadri, al quartiere Stadera, vive una famiglia di 7 persone. Giuseppe Angelillo D’Ambrosio, scrittore 60enne, racconta la sua storia nella stanza-fulcro della casa, che all’occorrenza si trasforma in camera da pranzo o da letto per lui, la moglie Lisa, pittrice, e i cinque figli che hanno tra i 17 e gli 8 anni: Michele, Domenico, Angelico, Maria e Antonio. Angelico, 12 anni, ha scritto alle Iene per lanciare un appello: durante il servizio televisivo andato in onda nelle scorse settimane ha spiegato con le sue parole di ragazzino, sincere, la situazione della sua famiglia. Povera ma ricca di amore, che sogna una sistemazione più dignitosa. Un cambio di alloggio.

Ora, oltre alla camera che racchiude la zona notte-giorno, ce n’è un’altra che funge da studio, con colonne di libri che arrivano al soffitto, una mini cucina e un bagnetto. «La nostra non è una polemica - sottolinea il papà, che ogni giorno vende i suoi libri in piazza Duomo allestendo una bancarella sotto i portici -, anzi: sono grato a Milano». E ora si commuove pensando a tutte le manifestazioni di solidarietà ricevute. Già: si è messa in moto una catena, per aiutarci sono arrivate persone apposta da Roma, Reggio Emilia, Parma, Genova, Pavia, Firenze... Anche se Milano ha fatto la parte del leone. Tantissimi hanno voluto comprare i miei libri lasciandomi più del dovuto. Altri mi hanno donato quaderni per i miei figli. Da Genova, addirittura, album da disegno per uno dei miei ragazzi che frequenta il liceo artistico. Una signora ha viaggiato da Gallarate a Milano per tre volte, finché non mi ha incontrato e mi ha portato dei dolcetti per Angelico».

E sempre al 12enne è stato donato un cellulare. «Ma abbiamo ricevuto anche vestiti e moltissimo cibo». Una catena infinita, che non si è mai interrotta. E c’è un’altra buona notizia: «Aspetto la chiamata di un grande editore, interessato alle mie opere. Incrocio le dita», conclude il papà. Nel frattempo, per dargli una mano, si può comprare un suo libro alla bancarella di piazza Duomo (tutti i pomeriggi o quasi), contattarlo tramite Facebook (Giuseppe D’Ambrosio Angelillo) oppure attraverso “Soldato Rock blog”. E se, in attesa del cambio alloggio, qualche milanese di buon cuore avesse una proposta diversa, sarebbe ben accetta.