ANDREA GIANNI
Cronaca

Università: iscritti in Romania, false proclamazioni a Milano

Dalle carte di un processo spunta il primo raggiro del dentista Galazzo. Docenti della Statale parteciparono alla messinscena

Il dentista milanese Roberto Galazzo per anni si è spacciato per professore della Statale

Il dentista milanese Roberto Galazzo per anni si è spacciato per professore della Statale

Milano, 4 febbraio 2020 - Una complessa messinscena, con “attori” nei panni di professori e segretari dell’Università Statale, organizzazioni non governative inesistenti, hacker e giri di documenti per far ottenere una laurea valida ad aspiranti dentisti italiani iscritti in Romania. Nel teatrino addirittura false sedute di laurea con tanto di stretta di mano, foto ricordo e consegna del diploma alla presenza di veri docenti dell’ateneo, con comparse pronte a battere le mani per trarre in inganno ignari genitori e amici. Ex studenti condannati per truffa e nello stesso tempo parti civili, nel doppio ruolo di artefici e vittime di un raggiro. Gli episodi spuntano tra le carte di un intricato processo che si sta trascinando da anni a Milano. E, nella parte di attore protagonista, compare il nome di Roberto Galazzo, il dentista milanese finito nella bufera dopo un servizio delle Iene, in cui una donna raccontava d’avergli dato 35mila euro dietro la promessa di far entrare la figlia alla facoltà di Odontoiatria senza test.

Nel procedimento milanese meno recente ma emerso solo ora - un rivolo è approdato nei giorni scorsi davanti alla Corte d’Appello - si torna indietro nel tempo, al 2009, quando Galazzo vantava amicizie alla Statale e si spacciava per docente dell’ateneo. Come il Mr. Wolf di Pulp Fiction, si presentava come una persona "in grado di risolvere problemi", un uomo descritto dai giudici come "abile sfruttatore delle aspirazioni altrui e dotato di particolare capacità ingannatoria". Dall’altra parte odontotecnici 50enni che ambivano al salto di qualità e giovani che si erano iscritti all’università privata romena Vasile Goldis di Arad. Una scorciatoia per diventare dentisti senza affrontare ardui test d’ingresso ed esami in Italia, approfittando dei trattati comunitari per ottenere il riconoscimento del percorso di studi nel nostro Paese. Galazzo, emerge dagli atti processuali, aveva promesso a sette studenti dell’ateneo romeno, in cambio di denaro, aiuto per la "regolarizzazione in Italia del loro corso di studi", in realtà impossibile perché mancavano i requisiti. Uno di loro avrebbe versato fino a 100mila euro. Denaro che il sedicente professore spacciava per "pagamento di tasse universitarie" e finanziamento di un progetto di ricerca scientifica. Due complici di Galazzo avrebbero recitato davanti agli studenti e ai loro genitori la parte di un professore e di un segretario della Statale, "tranquillizzandoli" sulla procedura.

Poi il dentista avrebbe prospettato un intervento sulla Commissione Odontoiatri di Milano a nome di un’inesistente organizzazione non governativa di diritto internazionale africano. Tra i personaggi spunta anche un hacker soprannominato “Il russo”, non identificato, che secondo le contestazioni della Procura (per questo episodio Galazzo è stato assolto per insufficienza di prove) il dentista avrebbe contattato per tentare di accedere al sistema informatico della Statale. E nella messinscena recitano una parte anche due veri docenti dell’ateneo, che nel 2011 si sarebbero prestati a false proclamazioni. "Erano una sorta di soddisfazione da parte dei “laureandi” - ha spiegato Galazzo nel corso del processo di primo grado - nei confronti dei propri familiari (...) in una sede da me affittata, non nell’ateneo di via Festa del Perdono ma in via Sant’Antonio". Perché professori affermati si sono prestati alla farsa? Secondo la Procura, che non ha contestato illeciti nel loro comportamento, furono anche loro ingannati “dall’amico Galazzo”. Il legale di due degli studenti finiti sul banco degli imputati e nello stesso tempo parti civili contro Galazzo, l’avvocato Pietro Porciani, aveva chiesto che i docenti venissero chiamati a testimoniare in aula, producendo foto in cui compaiono sorridenti alla consegna di attestati in realtà inesistenti. Richiesta però negata dalla Corte d’Appello. Galazzo, difeso dall’avvocato Ivano Chiesa, è stato condannato per truffa aggravata e altri reati: la pena di 5 anni e 2 mesi inflitta in primo grado è stata ridotta per effetto della prescrizione e solo per un capo d’imputazione la sentenza è stata annullata con rinvio dalla Cassazione. È arrivata la condanna, a pene più lievi, anche per i quattro studenti che infine, dichiarando il falso, sono riusciti a iscriversi all’ordine professionale. Galazzo, riassumono i giudici, "avrebbe consentito a dei semplici odontotecnici di esercitare l’attività di medici odontoiatri, con connessi gravi rischi per i pazienti".