Fabio Roia s’insedia come presidente del Tribunale. E ringrazia la moglie (giudice) per il “passo indietro”

Durante la commossa cerimonia in Aula magna, il neo presidente ha spiegato che Adriana Cassano Cicuto ha “rinunciato alle funzioni semidirettive giudicanti per evitare incompatibilità”

Fabio Roia alla cerimonia in Tribunale a Milano

Fabio Roia alla cerimonia in Tribunale a Milano

Milano – Fabio Roia si è insediato ufficialmente come presidente del Tribunale, dopo un “vuoto” di due anni durante i quali aveva coperto lo stesso ruolo come facente funzione. Una nomina celebrata oggi in un'Aula magna del Palazzo di giustizia affollata in cui la commozione ha fatto da protagonista. 

“Si dovrebbe incominciare con i ringraziamenti ma vi prego concedermi una deroga perché devo formulare un atto forse di scuse alla presidente Adriana Cassano Cicuto (sua moglie, ndr), giudice che conosco molto bene e sulla cui persona ho scommesso la mia vita, la quale ha rinunciato alle funzioni semidirettive giudicanti presso il Tribunale per evitare una situazione di incompatibilità e consentirmi di celebrare con voi questo momento. È l'unica ombra".

Cassano Cicuto infatti passerà in Corte di appello proprio per evitare incompatibilità. “Emerge sempre la questione di genere con la donna che deve arretrare per fare spazio all'uomo. Da parte mia – auspica – c'è il desiderio e l'impegno che in un momento davvero prossimo si possa dire e fare il contrario, attraverso la creazione di una effettiva parità di chance fra donna e uomo in tutte le articolazioni della società, con l'uomo che senza frustrazioni rinunci a favore della donna".

Poi i temi più legati al Tribunale: “Ricoprire il ruolo di presidente è una grande emozione. La gestione del Tribunale e degli uffici dei giudici di pace coinvolge circa 1.600 persone. Noi oggi abbiamo un'alta percentuale di scopertura sia fra il personale amministrativo che fra i giudici. Dobbiamo lavorare per assicurare una giustizia efficiente che abbia al centro la persona. Quando viene violato un diritto il nostro dovere è intervenire sempre".

È intervenuto anche sul caso Salis: “La credibilità la si conquista anche evitando elementari violazioni di regole del doveroso rispetto dell'individuo. Nel nostro Tribunale non devono accadere situazioni come quelle che hanno riguardato la persona Ilaria Salis o che possono riguardare una donna vittima di violenza, non creduta perché con una vita ritenuta non lineare”.