NICOLA PALMA
Cronaca

Fabbrica della Scala: vince la ditta esclusa. Stop ai cantieri e appalto da rifare

Milano, il Tar accoglie il ricorso di Consorzio Cadel, prima classificata poi esclusa: il Comune dovrà rivalutare l’offerta

CATTURA

Il rendering del progetto

La costruzione della Magnifica Fabbrica si sta trasformando in una corsa a ostacoli. Con un effetto inevitabile: l’allungamento dei tempi per la realizzazione della Cittadella che dovrebbe riunire in un’unica sede a Rubattino laboratori e depositi del tempio della lirica. Ieri il Tribunale amministrativo della Lombardia ha accolto il ricorso presentato da Cadel società consortile (che ha rappresentato in gara la Ics Appalti di Frosinone), disponendo che la proposta inizialmente valutata come migliore e poi esclusa sia rivalutata dal Comune sulla base di quanto disposto dai giudici; allo stesso tempo, è stata annullata l’aggiudicazione del maxi appalto a Gedi Group spa, colosso dell’edilizia con sede ad Altamura che sta tirando su la Biblioteca europea di informazione e cultura (Beic).

Prima di trattare il merito della sentenza, bisogna fare un passo indietro al 6 giugno scorso, quando la commissione stila la graduatoria delle quindici imprese partecipanti, sommando i punteggi delle offerte tecniche ed economiche: al primo posto si classifica Cadel con 79,77 punti, seguita da Gedi Group con 75,91 e da Paco Pacifico Costruzioni spa con 74,22. Finita? No, perché il responsabile unico di progetto (Rup) dispone ulteriori approfondimenti sulla congruità del piano economico di Cadel, dopo aver rilevato che «la componente di “costo dei materiali e noli/trasporti”» presenta «uno scostamento di costo significativo rispetto a quello previsto».

Lo stesso viene fatto con Gedi Group, a cui vengono chieste precisazioni sulla documentazione relativa al costo della manodopera. A valle delle verifiche, le valutazioni conclusive sono di verso opposto: l’offerta di Cadel viene ritenuta «non affidabile» e quindi depennata dall’elenco; quella di Gedi Group passa il vaglio e balza in testa. Gli esclusi non ci stanno e si muovono in più direzioni: ricorrono al Tar e scrivono a istituzioni, sindacati e Guardia di Finanza per denunciare presunte anomalie nell’offerta vincitrice e chiedere la riammissione. L’appalto finisce anche al centro di una riunione in Prefettura il 25 luglio, al termine della quale il segretario generale di Uil Lombardia Enrico Vizza lancia l’allarme e punta il dito contro l’assegnazione a Gedi Group «con un ribasso di oltre il 14% sui costi della manodopera». Nonostante la spada di Damocle del Tar, i lavori vengono comunque assegnati, con data di fine cantieri fissata al 4 settembre 2026.

Ora, però, è arrivato il verdetto del Tribunale a scompaginare il cronoprogramma originario. Stando a quanto emerge dalle motivazioni, Cadel è stata esclusa perché dagli accertamenti supplementari del Rup è emerso che l’impresa avrebbe sostanzialmente lavorato in perdita, accumulando tra entrate e uscite un disavanzo di 347.355,06 euro. Peccato che il calcolo, nella versione della ricorrente, sia stato viziato da un errore: il mancato scorporo dei costi di manodopera (4,8 milioni) dalla base d’asta (16,5 milioni) a cui applicare il ribasso del 29,60%, che avrebbe portato il saldo a +1,5 milioni di euro. A tal proposito, Il collegio presieduto da Antonio Vinciguerra ha evidenziato un’apparente contraddizione nel disciplinare di gara: in un passaggio, si dice che l’importo a base di gara «comprende i costi della manodopera», facendo pensare che anche quella voce possa essere oggetto di ribasso; in un altro passaggio, però, si precisa che i costi della manodopera stabiliti dalla stazione appaltante «non sono ribassabili». I giudici hanno sciolto questo rebus privilegiando «l’interpretazione letterale» e stabilendo che alla base d’asta andavano sottratti sia i costi per la sicurezza che quelli per la manodopera. Da questo ragionamento ne deriva che i calcoli del Comune sono stati fatti in maniera sbagliata.

I giudici hanno rifatto i conti, scoprendo che in realtà il costo dei lavori finale per Cadel è pari a 13,1 milioni, quindi 1,5 milioni in più rispetto agli 11,6 indicati dalla stazione appaltante (e pure erroneamente dallo stesso consorzio nella piattaforma digitale). Conclusione: «Vanno annullati gli atti amministrativi con i quali è stata disposta l’esclusione della ricorrente dalla gara e, per l’illegittimità derivata, il provvedimento di aggiudicazione» a Gedi Group. Si torna al punto di partenza: il Comune dovrà rifare la procedura di gara «a partire dalla fase di valutazione di affidabilità dell’offerta della ricorrente».

Ora si aprono varie strade: l’amministrazione può prendere atto della sentenza e agire di conseguenza oppure rivolgersi al Consiglio di Stato. In ogni caso, l’incognita sull’esito finale del bando (tenendo anche conto della possibile reazione di Gedi Group in caso di ribaltone) rischia di pesare non poco sul futuro della Magnifica Fabbrica.