
I danni all'interno del Wi-fi bar esploso la sera del 12 ottobre in via Volvinio
Milano, 20 ottobre 2015 - E' passata una settimana dall’esplosione che ha distrutto il bar «Wi-fi», in via Volvinio, zona Stadera, periferia sud di Milano. Due le ipotesi dei carabinieri: intimidazione o vendetta. Una settimana fa un boato così forte da sembrare quello di una bomba, che per un soffio non ha provocato una strage, perché il botto è stato talmente violento che ha divelto la saracinesca del locale e l’ha scaraventata sulla parte opposta della strada, sotto la pensilina della fermata di un bus. Un attentato, si è detto fin dai primi rilievi, perché il proprietario del bar, Ivan Baldi, 38 anni, incensurato, è da sempre il paladino della battaglia antislot. Era nota, nel quartiere, la sua propaganda contro le macchinette. Davanti alla vetrina del suo cafè il 38enne aveva messo un cartello che parlava chiaro.
«Chi cerca macchinette mangiasoldi, Gratta e vinci, Superenalotto o altri giochi per tentare la fortuna, è avvertito: qui dentro non ne troverà». «Quando sono entrato in questo bar – aveva detto qualche mese fa – c’erano tre slot machine, le ho restituite tutte ai noleggiatori, perché io voglio un bar diverso. Niente musichette di slot in funzione, niente monetine che si sentono scivolare negli apparecchi, voglio un luogo per le chiacchiere e il relax. Un luogo in cui si conversa e ci si può connettere all’wifi, sorseggiando un caffè».
Baldi, nel quartiere, era stato l’unico. Se da un lato gli investigatori dei carabinieri sono più che certi che si tratti di un incendio di matrice dolosa, le indagini, ancora in corso, non hanno ancora chiarito se il gesto sia una intimidazione andata oltre le intenzioni, per via di un materiale esplosivo potenziato, maneggiato da qualcuno non esperto. Oppure se si tratti di una vendetta. Il bar, noto allo Stadera, aveva un passato con molte ombre. Era stato acquistato da Baldi meno di un anno fa da una famiglia di pregiudicati per spaccio di cocaina e per riciclaggio. Baldi lo avrebbe venduto, fra pochi giorni se ne sarebbe liberato, aveva già trovato l’acquirente.
di Anna Giorgi