
Una protesta dei sindacati davanti alla struttura in via Capecelatro
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Milano - Svolgono le stesse mansioni dei colleghi ma prendono il 20% di stipendio in meno, che si traduce in buste paga di circa 1100 euro al mese per assistere disabili e persone con gravissime patologie. Una "situazione paradossale" denunciata da operatori sanitari e delegati sindacali del centro Santa Maria Nascente della Fondazione Don Gnocchi, storica struttura in via Capecelatro riconosciuta come Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (Irccs) che fu fondata dal "padre dei mutilatini" beatificato nel 2009 in una piazza Duomo gremita.
"Con una giungla di contratti – spiegano – hanno creato differenze fra lavoratori che sono stati in prima linea durante la pandemia, “eroi del Covid“ ora messi ai margini. Una situazione unica fra le 28 strutture gestite dalla Fondazione sul territorio nazionale". La vertenza, sfociata in assemblee e presidi davanti al centro, affonda le radici nel 2013, quando per risollevare la Fondazione dalla crisi i lavoratori "accettano un accordo temporaneo con aumento dell’orario non retribuito e rinunciano a due giorni di ferie per contribuire al risanamento del debito".
Negli anni successivi, superata la crisi, sono stati ridiscussi i contratti attraverso accordi con i sindacati per i circa 3600 dipendenti delle 28 strutture in Italia, con 3770 posti letto accreditari. E un centinaio di lavoratori del Santa Maria Nascente, alcuni con 30 anni di servizio, sono rimasti con il cerino in mano. A circa 300 operatori sanitari è stato infatti applicato il meglio pagato contratto della Sanità, per le attività dell’Irccs. Altri cento colleghi - fra cui Oss, educatori e fisioterapisti che lavorano con i disabili - sono stati invece inquadrati dalla struttura con il contratto "peggiorativo" Aris Rsa, scaduto da anni.
"Lavoriamo di più e siamo pagati circa il 20% in meno – raccontano – svolgiamo le stesse mansioni, solo in un diverso corridoio". Chiedono quindi alla Fondazione di intervenire e sanare le differenze, applicando a tutti lo stesso contratto, forti anche di una recente sentenza del Tribunale di Lecco in una causa contro l’applicazione unilaterale al ribasso del contratto dell’assistenza privata.
La Fondazione, contattata dal Giorno, per ora non ha espresso una posizione sulla vertenza. Intanto i lavoratori, al termine di un’assemblea, hanno approvato una mozione che chiede l’apertura di un confronto, dando mandato ai delegati sindacali di "rilanciare la lotta organizzando ogni iniziativa possibile". La richiesta è sintetizzata in un volantino diffuso dai delegati di Fp-Cgil, Cisl-Fp e UilFpl: "Stesse professioni, stesso contratto, stesso stipendio".