NICOLA PALMA
Cronaca

Erika, alle 4 la telefonata in lacrime: "Ho avuto un incidente in macchina. Vorrei un taxi, ma non so dove sono"

Il 6 luglio Ferini Strambi chiamò la centrale 028585, ma non seppe indicare un luogo: "Vedo del verde". Ritrovati cellulare e borsa di tela spariti nel nulla: erano vicini al punto in cui è stato scoperto il corpo.

Le operazioni di sfalcio nelle campagne tra Pantigliate e Peschiera Borromeo hanno portato al ritrovamento di cellulare e borsa

Le operazioni di sfalcio nelle campagne tra Pantigliate e Peschiera Borromeo hanno portato al ritrovamento di cellulare e borsa

Sono le 4 del 6 luglio. Una donna compone sul suo smartphone il numero 028585. È molto agitata, in lacrime: "Ho avuto un incidente con l’auto, mi aiuti", riesce a dire. L’operatore della centrale taxi le chiede dove si trovi per inviare un’auto bianca, ma lei non ha idea del punto esatto in cui è finita: "Non so dove sono, vedo del verde attorno a me". A quel punto, l’interlocutore le domanda da dove sia partita, così da farsi un’idea del possibile tragitto, ma pure a quel quesito non c’è risposta: "Non me lo ricordo". La conversazione si chiude con un nulla di fatto. Quella persona era Erika Ferini Strambi, la cinquantatreenne impiegata dell’area Risorse umane di Luxottica trovata senza vita il 16 luglio nelle campagne tra Pantigliate e Peschiera Borromeo, lungo la provinciale 182. Gli accertamenti dei carabinieri, coordinati dal pm Francesco De Tommasi, si sono concentrati sui tabulati del cellulare della cinquantatreenne, che hanno restituito la chiamata nel cuore della notte in cui la donna è scomparsa nel nulla. I militari hanno poi acquisito dal radiotaxi la registrazione del dialogo: da quanto emerge, non sembra che Erika fosse in compagnia di qualcuno quando ha contattato lo 028585. Una cosa è certa: nessuno ha telefonato successivamente al 112 per chiedere aiuto, né la donna né l’operatore.

Tuttavia, il passo avanti degli investigatori serve a mettere un punto fermo in un rompicapo con diversi lati oscuri che faticano a illuminarsi: la donna è effettivamente uscita di strada, finendo in un fosso con la sua Mini Cooper; di conseguenza, va esclusa la pista alternativa, che ipotizzava una possibile messinscena orchestrata da qualcuno dopo un’eventuale aggressione. Le parole di Erika, genuine alle orecchie di chi le ha ascoltate, non sembrano lasciare dubbi sul fatto che abbia fatto tutto da sola. E del resto alcuni particolari avevano già spinto i militari a privilegiare questo scenario: dal sedile ritrovato nella stessa posizione in cui lo teneva la proprietaria della macchina (che aveva fatto adattare l’abitacolo alle minute caratteristiche fisiche e alla disabilità che la costringeva a muoversi con l’ausilio di un paio di stampelle) alla difficoltà di attuare il presunto depistaggio compiendo una manovra estremamente complicata in un sentiero strettissimo.

Come ci è arrivata Erika in quel luogo così isolato? Era da sola o qualcuno l’ha abbandonata dopo lo schianto? Ha incontrato una persona in un secondo momento? Le testimonianze collocano la cinquantatreenne al ristorante inGordo di Segrate per una serata di karaoke. La donna saluta la compagnia un quarto d’ora prima dell’una del 6 luglio: ha bevuto alcuni drink, e un conoscente (che si allontanerà in tutt’altra direzione 40 minuti dopo) si propone di accompagnarla a casa. Lei declina gentilmente l’offerta e si dirige verso la Mini, ma il tragitto coperto nei minuti successivi è incompatibile con quello che conduce all’abitazione di piazzale Cuoco a Milano. Due varchi contatarghe immortalano il passaggio dell’auto a Peschiera Borromeo attorno all’una. Dov’è diretta? Tre ore dopo, ecco la telefonata allo 028585. È possibile che Erika abbia avuto l’incidente e sia scesa dalla macchina, ritrovata con portiere chiuse e chiavi nel cruscotto, e abbia iniziato a vagare in cerca di una via d’uscita: lì a due passi c’è una pensione per cani, ma per raggiungerla bisogna attraversare un ponticello di cui sono rimasti in piedi solo i corrimano; un percorso troppo accidentato per una donna con le stampelle e perdipiù con tre costole rotte (come emerso dall’autopsia) forse nell’impatto col volante.

Il corpo è stato trovato dieci giorni dopo in una piccola radura tra i campi coltivati: accanto al cadavere c’erano gli slip ripiegati della donna. Nelle ultime ore, le operazioni di sfalcio della Protezione civile hanno portato a scovare il telefono e la borsa di tela di Erika: i due oggetti erano lì vicino, è verosimile che li abbia persi la proprietaria sotto choc per l’accaduto. Lo smartphone verrà passato al setaccio, a cominciare dalle chat.