Emanuela Carpita e il dolore che non si cancella: “Mio papà ucciso dalla camorra, non li perdonerò mai”

La donna aveva solo 4 anni quando i killer colpirono suo padre per errore: “Spero che possano pentirsi”

Emanuela Carpita

Emanuela Carpita

Bresso (Milano) – Emanuela Carpita aveva solo 4 anni, ma quel giorno se lo ricorda bene: nella sua testa lo ha rivissuto milioni di volte. Era il 15 settembre 1990: papà Piero, 46 anni, infaticabile lavoratore, si era preso una pausa, faceva il portinaio. Appena uscito dal bar di via Roma a Bresso, pochi passi da dove abitava con la moglie e le due figlie di 4 e 7 anni, è stato raggiunto da un proiettile al torace; venne colpito anche Luigi Recalcati, pensionato in bici. Era una guerra di mafia: i killer camorristi del clan Batti volevano uccidere il boss Franco Coco Trovato. Ma quella di Piero "non è una morte per caso – racconta la figlia Emanuela – Nel posto sbagliato c’erano i mafiosi che hanno scelto di essere lì".

Cosa ricorda di quel giorno?

"Ho nella mente momenti indelebili. La folla, mia mamma che cerca di allontanare me e mia sorella, mia zia che ci abbraccia, persino il rumore degli spari. Sono stati anni duri".

Come ha reagito sua mamma?

"Con una forza incredibile, per noi. Ma quel giorno i killer hanno ucciso anche parte della sua anima e non si è più ripresa. A me raccontava che papà era andato in cielo, mi diceva: ‘L’ho visto io, saliva sulla scaletta e andava in paradiso’. Allora io la sera mi affacciavo al balcone e urlavo al cielo: ‘Papà scendi ché è pronto, vieni giù’".

Cosa le dà la forza di andare avanti?

"Il fatto che il nostro dolore, la nostra esperienza, possa essere d’aiuto ad altre vittime. Grazie a Libera ci siamo trovati ognuno con la propria sofferenza e, insieme, guardiamo avanti".

Cosa prova per i killer?

"Il perdono lo lascio ai santi, penso siano stati ragazzi che hanno eseguito ordini. Provo pietà. Ma sa cosa mi piacerebbe nascesse dal nostro dolore?".

Cosa?

"Un sentimento in chi ha commesso questi errori, di pentimento. Vorrei che ascoltando le nostre storie chi ancora sa e non parla si aprisse e tirasse fuori tutto. Solo così la nostra sofferenza non sarebbe vana".

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro