REDAZIONE MILANO

"Ecco come diamo un futuro ai prematuri"

Le neonatologie degli ospedali di Rho e Garbagnate si impegnano a favore dei bambini nati prematuri e delle loro famiglie, offrendo cure prenatali, assistenza postnatale e un percorso multidisciplinare. Partecipano anche al progetto ParWelB finanziato da Fondazione Cariplo.

Le neonatologie degli ospedali di Rho e Garbagnate rilanciano il loro impegno a favore dei bambini nati prematuri e delle loro famiglie. La comunicazione è avvenuta ieri, in occasione della giornata mondiale della prematurità, che ricorre ogni anno il 17 novembre. L’unità operativa di neonatologia e terapia subintensiva neonatale dell’ospedale di Rho e l’unità operativa di neonatologia e patologia neonatale dell’ospedale di Garbagnate, entrambe dirette dal medico Salvatore Barberi, si occupano dei bambini nati a termine, e anche dei nati pretermine, a partire dalla trentaduesima settimana di età gestazionale. A questo si aggiunge l’assistenza per le nascite di basso peso, a partire dai 1.500 grammi, grazie all’esperienza pluritrentennale e alla strumentazione adeguata al sostegno della respirazione, nutrizione e sviluppo neuromotorio di questi neonati. Ai piccoli nati prematuri è offerto, dopo la dimissione, un percorso multidisciplinare per seguire nel tempo il loro sviluppo. "La prematurità, che interessa circa il 10% dei neonati, presenta un rischio sempre minore di complicanze a distanza con il raggiungimento di ottime performance postnatali. L’adeguatezza delle cure prenatali che all’ospedale di Rho è garantita dall’équipe di ostetricia e ginecologia diretta dal medico Ambrogio Frigerio e all’ospedale di Garbagnate dall’équipe di ostetricia e ginecologia diretta dalla dottoressa Maria Luisa Muggiasca, permette di ottenere questi risultati", spiegano dalle due unità. La terapia subintensiva neonatale dell’Asst Rhodense partecipa con la con la Asst Grande Ospedale Metropolitano Niguarda e con l’università di Milano-Bicocca al progetto multidisciplinare ParWelB, uno studio finanziato da Fondazione Cariplo.

Davide Falco