ANDREA GIANNI
Cronaca

Fase 2 a Milano, il Duomo riapre ai fedeli: lunedì alle 7 la prima Messa

Il 18 maggio ripartono le celebrazioni “in presenza“ dopo lo stop. Ma per i turisti bisognerà attendere giugno

La piazza deserta è diventata una delle immagini simbolo della pandemia

La piazza deserta è diventata una delle immagini simbolo della pandemia

Milano, 14 maggio 2020 - La prima messa alla presenza dei fedeli nel Duomo di Milano, nella fase 2 dell’emergenza coronavirus, si terrà lunedì mattina, alle 7. Per l’apertura della Cattedrale ai visitatori, in una Milano ancora svuotata dai turisti, bisognerà però attendere almeno fino alla fine di maggio. Intanto sono in corso in questi giorni incontri e preparativi per garantire il rispetto delle misure di sicurezza durante le celebrazioni religiose, previste dal protocollo siglato tra il Governo e la Cei, in un edificio dall’architettura complessa come il Duomo. Lunedì sarà quindi una giornata simbolo per i fedeli, da oltre due mesi costretti ad assistere alla messa a distanza, attraverso le dirette streaming sui siti delle parrocchie, via radio o tv. Potranno tornare a partecipare fisicamente alle celebrazioni nella maggior parte delle Diocesi d’Italia (alcune hanno preferito posticipare), dalle basilie dei centri storici alle chiese di periferia e di campagna. Il vero banco di prova, però, sarà domenica 24 maggio.

Secondo le previsioni l’afflusso di fedeli dovrebbe essere contenuto. Molti preferiranno evitare di uscire di casa, continueranno ad affidarsi alle dirette streaming che in questa fase intermedia continueranno a essere garantite, anche per venire incontro ad anziani o persone con problemi di salute. Il protocollo indica alcune misure da seguire per il contenimento del contagio: igienizzazione delle chiese e degli oggetti sacri, igienizzanti agli ingressi, divieto di accesso per chi ha febbre superiore ai 37,5 gradi, assicurando il distanziamento all’ingresso e durante la funzione. Ma anche confessione con la mascherina, comunione distribuita dal sacerdote con i guanti sulle mani del fedele, assenza di coro. Misure che devono essere calata nelle realtà, e per questo ogni parrocchia sta portando avanti un intenso lavoro organizzativo, anche in collaborazione con le autorità locali. Le nuove incombenze non sono poche. In un parere all’avvocatura chiesto dall’arcidiocesi di Milano sull’applicazione delle misure di sicurezza si legge che "per una maggiore tutela del parroco nel definire la capienza massima e la disposizione dei posti si consiglia di far certificare gli spazi da un professionista specializzato in normative di sicurezza".

All’ingresso di ogni chiesa dovrà essere affisso un manifesto con le indicazioni essenziali, tra cui il "divieto di ingresso a chi presenta sintomi influenzali e respiratori", l’obbligo di "mascherina che copra naso e bocca": Dovranno essere utilizzate porte differenti per l’entrata e l’uscita, i parroci dovranno garantire la pulizia costante degli ambienti. "Certamente avvertiamo il rischio, reale, che queste necessarie misure penalizzino il senso dell’Eucaristia e del suo frutto – si legge in una lettera che il vicario episcopale don Mario Antonelli ha indirizzato ai parroci – (...) osiamo dunque qualche passo, con pazienza. Che vuol dire con la passione dell’amore del Signore, patendo i tempi con il loro carico di disagi e di restrizioni, pazientando nell’attesa di condizioni che gradualmente consentano di celebrare ancor più degnamente l’Eucaristia".  

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