Alessandra
Poma*
La “parità di genere” è uno degli obiettivi che Governo italiano, Unione europea e Onu hanno inserito nei loro piani di sviluppo pluriennali ed è riconosciuto come uno dei principali motori di crescita. Per la prima volta nel nostro Paese è stato definito il documento sulla “Strategia nazionale per le parità di genere 2021-2026”. In tema di pari opportunità, l’inserimento delle donne nel mondo del lavoro non può passare esclusivamente attraverso le agevolazioni fiscali a favore delle aziende, ma deve essere accompagnato da un reale cambiamento culturale. Gli incentivi e gli sgravi fiscali rischiano di riflettersi sull’occupazione come una misura congiunturale e quindi terminati i vantaggi economici finiscono le assunzioni. È necessario riconoscere il valore sociale della maternità e l’importanza della condivisione del lavoro di cura, elementi essenziali di un cambiamento culturale della nostra società, ancora più necessario in un mondo del lavoro in continua evoluzione. Sempre in tema di lavoromaternità, è importante aumentare la percentuale del congedo parentale - altra misura di cui si parla da tempo -, utile per non penalizzare il reddito delle donne e coinvolgere anche gli uomini nel lavoro di cura. Temi su cui il sindacato lavora da tempo attraverso la contrattazione, apportando modifiche contrattuali migliorative rispetto alla legge. La “Strategia per la parità” può aiutare ad utilizzare al meglio i fondi del Pnrr destinati al lavoro, che devono servire per ampliare la strada della contrattazione collettiva, così da togliere motivi di obiezione sulla sostenibilità economica a misure indispensabili a riequilibrare un sistema a favore di una vera parità di genere.
Nel documento del Dipartimento Pari Opportunità del Consiglio dei ministri si propone di rivedere il regime di defiscalizzazionedetraibilità per servizi di cura (badanti, babysitter, ed educatori). Un tema cruciale per uno sviluppo armonico di una società che guarda al futuro. Infatti il lavoro di cura vede famiglie come datori di lavoro, che hanno pochi aiuti rispetto ai costi sostenuti, e lavoratrici (quasi sempre donne) che hanno coperture minime in relazione ai contributi versati. Su questo tema, che è trasversale e riguarda tutti, è necessario lavorare con proposte concrete. È soprattutto il momento di cominciare a guardare al genere non come ad una difficoltà da sistemare quanto ad una ricchezza da curare e sviluppare.
*Coordinamento donne
Cisl Milano