REDAZIONE MILANO

'Donne in prigione si raccontano', il docu-film al 76° Festival del Cinema di Venezia

Diretto da Jo Squillo e scritto a sei mani dall'ex cantante milanese insieme a Francesca Carollo e Giusy Versace

Giusy Versace, Jo Squillo e Francesca Carollo

Milano, 24 agosto 2019 - Barbara, Claudia, Elena, Elisa, Hasna, Josephine. Sono alcune delle protagoniste del docu-film 'Donne in prigione si raccontano', diretto da Jo Squillo e scritto a sei mani dall'ex cantante milanese insieme a Francesca Carollo e Giusy Versace. Un progetto che sarà presentato in occasione della 76° Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, giovedì 29 agosto alle 16, allo Spazio della Regione del Veneto e alle 17.30 alla Pegaso Lounge Hotel Excelsior, Lido di Venezia.

Si tratta di un docu-film interamente realizzato all'interno della Sezione Femminile del Carcere di San Vittore di Milano. Un video-racconto, all'interno dell'Istituto di pena, per rivelare un mondo ai più sconosciuto: quello oltre le sbarre, dove il concetto di libertà è completamente annullato, quello delle vite di donne che hanno commesso un reato, che sono cadute ma che affrontano la risalita, attraverso uno straordinario percorso rieducativo. Il film racconta infatti di donne fragili e chiuse, incapaci di chiedere aiuto, prigioniere ancora prima di entrare in carcere, che con le loro parole insegnano che si può sempre, ancora, scegliere. 

Cosa ha portato le protagoniste del docufilm a tanta violenza? Quale trascorso di sofferenza portano con loro in quelle celle? Come può il carcere aiutarle a rinascere?  Interrogativi ai quali 'Donne in prigione' cerca di dare delle risposte, proprio tramite la voce delle detenute, che con coraggio e lealtà si sono messe in gioco, raccontando le loro vite. Per comunicare alle giovani donne a non commettere i loro stessi errori e spiegare, a chi è fuori, quale carico di dolore debbano sopportare.

Questo documentario si inserisce all'interno delle iniziative della Onlus "Wall of Dolls", volta a sostenere i progetti culturali al femminile contro la violenza sulle donne e la violenza di genere. Ma è anche un percorso che ha portato le tre donne a imparare una professione: quella delle cine-operatrice.  Perché sono state loro stesse, dopo un corso tenutosi all'interno del carcere: a filmare le loro interviste, a immortalare sensazioni e immagini, a diventare registe delle loro storie.