GIAMBATTISTA
Cronaca

Disabilità, le associazioni: "Basta con l’elemosina. Al Tar perché è urgente cambiare le politiche"

Le ragioni dei 26 sodalizi che hanno impugnato la delibera della Regione che da giugno taglierà alcuni contributi destinati ai caregiver famigliari "Il nostro obiettivo non è recuperare 150 euro, ma preservare i diritti".

Disabilità, le associazioni: "Basta con l’elemosina. Al Tar perché è urgente cambiare le politiche"

Disabilità, le associazioni: "Basta con l’elemosina. Al Tar perché è urgente cambiare le politiche"

Anastasio

Sono 26 le associazioni della disabilità che hanno scelto di promuovere il ricorso al Tar contro la delibera della Giunta regionale del 18 marzo, quella che dal primo giugno – tra pochi giorni – provocherà il taglio di alcuni dei contributi economici previsti dalla misura B1 e destinati ai caregiver famigliari, a coloro che tutti i giorni si prendono cura di famigliari con gravissima disabilità. Un ricorso sostenuto da associazioni nazionali, quali Confad e Mondo Charge, insieme ad associazioni lombarde e di altre regioni, "perché quello che sta accadendo qui oggi non accada altrove domani". In tutti i casi si tratta di associazioni di famiglie: "Per noi l’impugnazione al Tar è una scelta onerosa e non solo dal punto di vista economico". Tra i firmatari sono assenti le grandi associazioni, che pure erano scese in piazza il 16 aprile. Un ricorso affidato, come anticipato, all’avvocata Laura Andrao, esperta nella tutela dei diritti delle persone con disabilità.

L’obiettivo è andare oltre la delibera di marzo, andare oltre la riduzione del danno: non si tratta solo o non si tratta tanto di azzerare i tagli e recuperare quanto sottratto dalla delibera, ma di provare ad innescare un ripensamento dell’approccio alla disabilità e delle relative politiche. Per questo i promotori del ricorso hanno ritenuto che non fosse coerente attendere l’approvazione del Bilancio di assestamento in Consiglio regionale, prevista per luglio: "I soldi che la Regione potrebbe stanziare in quella occasione – spiega Fortunato Nicoletti, vicepresidente di “Nessuno è Escluso“ – risolverebbero il problema solo per quest’anno, lasciandolo intatto l’anno prossimo. Non vogliamo recuperare 150 euro che ci hanno tolto, ma cambiare le politiche, fermare l’arretramento dei diritti". "Basta con un sistema basato sulle elemosine – dice netta Raffaella Turatto (Uniti per l’Autismo) –: per potenziare i servizi per la disabilità occorre raddoppiare, non tagliare, le risorse". Il ricorso, allora.

"La delibera della Regione è in contrasto con la Costituzione in quanto discriminatoria e lesiva di alcuni diritti dei caregiver e delle persone con disabilità – ha fatto sapere Andrao ieri, durante la presentazione del ricorso al Circolo De Amicis, e il 9 aprile scorso intervenendo su queste pagine –. Le liste d’attesa per la B1 sono discriminatorie, creano una grave ed infondata disparità di accesso alla misura; in secondo luogo la Regione distingue tra gravissima e grave disabilità con una valutazione unilaterale, senza contraddittorio, e che non può essere contestata, a fronte, invece, di quanto disposto dall’articolo 3 della legge 104 del 1992, che distingue solo tra presenza e assenza di disabilità e affida tale valutazione ad un’équipe medico-legale le cui scelte possono essere impugnate al Tribunale del lavoro. Altro motivo del ricorso i tagli alla B2 – prosegue Andrao –. Un quarto è relativo all’uso che la Regione ha scelto di fare del fondo per i caregiver: dirottarne le risorse sulla non autosufficienza significa creare alle famiglie un problema di accreditamento dei contributi perché questi dovranno finire sul conto della persona con disabilità, una volta divenuto maggiorenne, e quindi del giudice tutelare, e non sul conto del caregiver famigliare, destinatario del fondo". La delibera della Regione è basata su uno scambio: meno contributi economici alle famiglie ma più servizi diretti. "Il punto – spiega però Andrao – è che non si capisce come e dove le famiglie potranno avere questi servizi". Per l’avvocata bisogna, infine, uscire da un malinteso: "I Leps e i Lea non sono un punto di arrrivo ma di partenza: sono il minimo sindacale che deve essere garantito, non il massimo".

Accanto ad Andrao, oltre a Nicoletti, ecco altri promotori del ricorso. "Sono preoccupato per i diritti delle persone con disabilità – dichiara Claudio Cardinale (Enil-Rete per la vita indipendente in Lombardia) –: non si può aspettare che qualcuno muoia per scalare le liste d’attesa della B1. E quanto alla B2, il contributo è modesto, non ci si paga nulla". "È triste doverci porre contro una Regione dalla quale ci aspettavamo di essere ascoltati – ammette Cristina Finazzi, di “Spazio Blu Autismo“ e “Uniti per l’Autismo“. In questi mesi la Giunta regionale ci ha solo comunicato scelte già fatte senza confronto e senza tener conto di Piani Autismo da loro stessi approvati o di voucherizzazioni che non funzionano perché manca personale. Vogliamo una diversa considerazione della disabilità. Non l’inclusione ma la convivenza delle differenze". Le associazioni hanno lanciato una raccolta fondi on line per sostenere il ricorso (la si trova sulla piattaforma Gofundme, titolo: “Contro i tagli alle misure B1 e B2 di Regione Lombardia“) e una petizione su change.org.