Disabili senza infermieri. La Moratti: al lavoro per risolvere il problema

Così assicura la vicepresidente lombarda dopo l’allarme delle associazioni: sempre più ragazzi privi di assistenza a domicilio

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"Conosciamo il problema è stiamo lavorando per cercare di risolverlo". Parole di Letizia Moratti. Così il vicepresidente della Regione Lombardia nonché assessore al Welfare interviene, a domanda, sul tema segnalato nei giorni scorsi su queste pagine: la crescente mancanza di infermieri e di altri specialisti che possano assistere i minori con disabilità gravi e gravissime nelle loro case, come previsto dall’Assistenza Domiciliare Integrata. Un problema storico, la mancanza di infermieri. Ma decisamente acuito dalla pandemia, che ha provocato un aumento della richiesta di infermieri sia per le attività dei reparti sia per le attività legate alla campagna vaccinale. Da qui anche l’indizione di nuovi concorsi.

Una concorrenza che gli enti che si sono accreditati in Regione Lombardia per assistere a domicilio i ragazzi disabili non riescono a contrastare perché le retribuzioni offerte negli ospedali sono maggiori e l’impegno è spesso inferiore a quello richiesto per assistere soprattutto i minorenni con disabilità gravi. Da qui le due richieste inviate alla Regione dalle associazioni che si occupano di assistenza a domicilio: aumentare i fondi a disposizione del servizio in modo da renderlo più competetivo e dare definitivo riconoscimento a figure professionali che possano essere di supporto agli infermieri e alle famiglie e compensare così la carenza di specialisti.

In particolare, su queste pagine, abbiamo riferito della lettera inviata il 27 aprile scorso all’Agenzia di Tutela della Salute di Milano dalla Fondazione Maddalena Grassi, realtà no profit che segue i minori disabili. "Da più di sei mesi – scrive il vicepresidente della Fondazione, Maurizio Marzegalli – non siamo purtroppo più in grado di soddisfare le richieste di presa in carico che ci giungono sia dalle famiglie che direttamente dagli ospedali, che conseguentemente rimangono, nostro malgrado, senza una assistenza adeguata". Un allarme non da poco. Nel dettaglio, la Fondazione attualmente assiste a domicilio 89 minori, ma negli ultimi mesi ha dovuto dire no ad una ventina di richieste arrivate, come si precisa anche nella missiva, sia dalle famiglie sia dagli ospedali, il cui personale non è autorizzato ad andare a domicilio.

Quali le soluzioni possibili nel breve-medio termine? Un aumento dei fondi per l’Assistenza Domiciliare Integrata, come detto, ma anche il riconoscimento di figure come quella dell’Assistente Famigliare per le quali esistono corsi ma non il riconoscimento normativo e giuridico che occorrerebbe perché possano lavorare coi ragazzi e con le famiglie. Altra soluzione: dare ad altre figure, già riconosciute, ad esempio gli Operatori Socio Sanitari (Oss), la possibilità di lavorare nell’Assistenza Domiciliare ai minori. Modalità alternative, quelle appena elencate, per ottenere un unico risultato: un ampliamento del personale in forza all’ADI. Succederà qualcosa? La Regione interverrà? "Il problema della carenza di infermieri lo conosciamo – spiega Moratti – e stiamo lavorando per cercare di risolverlo".

Giambattista Anastasio

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