Diana Pifferi uccisa dalla madre, la terribile ipotesi: "Morsi al cuscino durante agonia"

L’autopsia: la piccola aveva cercato di alimentarsi in qualche modo. "Nello stomaco materiale compatibile con il cuscino"

Alessia Pifferi, 37 anni

Alessia Pifferi, 37 anni

Milano, 27 luglio 2022 - La piccola Diana, 18 mesi di vita breve e sfortunatissima, è morta per "consunzione", il suo cuore – come conferma l’esito di una prima, parziale, relazione autoptica – ha cessato di battere dopo un’agonia causata dal deperimento per fame e per sete. La madre, Alessia Pifferi, 36 anni, ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario pluriaggaravato, l’ha abbandonata nel monolocale di via Parea, periferia Est di Milano, all’afa, senza acqua, né cibo per sette lunghi giorni nei quali la sua bimba deve avere cercato di restare disperatamente attaccata alla vita, come racconta l’autopsia.

Nello stomaco di Diana materiale compatibile con il cuscino

Diana nello stomaco aveva, infatti, una piccola quantità di materiale, ancora da analizzare, che corrisponde a quello trovato sotto il cuscino che era appoggiato sul lettino da campeggio in cui la bambina dormiva. Perché non aveva una culla Diana, come non aveva nient’altro, nemmeno una foto che la ritraesse insieme alla mamma, alla nonna Maria o alla zia Viviana che ad oggi si considerano parti offese. Bisognerà vedere se poi il giudice deciderà di ammetterle fra le parti civili, insieme al padre biologico della bambina che gli inquirenti stanno cercando di identificare perché li aiuti a ricostruire la verità sugli ultimi mesi di Alessia e Diana.

Alessia Pifferi e le "inesistenti vite parallele"

Servono testimonianze incrociate per ristabilire questa verità proprio per la tendenza della Pifferi a "costruirsi inesistenti vite parallele", spiegano gli investigatori. Questa incapacità comprovata di relazionarsi correttamente con la realtà, dimostrata dalle bugie raccontate sulla sua presunta sterilità e persino su un fantomatico battesimo della bimba mai esistito, hanno "dato il la" alla difesa per giocarsi la carta della perizia psichiatrica che punterà ad ottenere una, almeno parziale, incapacità di intendere e volere e quindi uno sconto consistente sulla pena. Nel frattempo i nuovi legali, gli avvocati Luca D’Auria e Solange Marchignoli, hanno affidato l’incarico per la consulenza difensiva ai professori Giuseppe Sartori e Pietro Pietrini, che si sono occupati di parecchi casi di omicidio, tra cui la strage di Erba.

Il dubbio da sciogliere: sedativo nel latte

Decisivi per la qualificazione finale del reato saranno anche gli esiti delle analisi condotte dalla Scientifica sul residuo di latte del biberon, trovato accanto alla piccola. Le analisi serviranno ad accertare se il latte contenesse benzodiazepine. La bambina è deceduta sicuramente prima delle 48 ore antecedenti al ritrovamento del cadavere, ma anche su questo i medici sapranno essere più precisi nella relazione finale che depositeranno sul tavolo del pm Francesco De Tommasi. Intanto, il quadro probatorio per la procura è talmente solido che si arriverà probabilmente già nei prossimi mesi ad una richiesta di processo con rito immediato per omicidio volontario pluriaggravato. Qualora ci fosse la certezza che la donna abbia usato benzodiazepine per stordire la piccola, l’imputazione di omicidio volontario si potrebbe aggravare e le verrebbero contestati il dolo pieno e la premeditazione.

 

 

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