Decreto di Natale: ristoratori beffati, feste (e cibo) in fumo

Avevano già prenotato capponi, fust oni di birra e delizie "Sistema di aperture a yoyo: impossibile programmare"

Decreto di Natale: ristoratori beffati

Decreto di Natale: ristoratori beffati

Milano, 20 dicembre 2020 -  Avevano fatto partire gli ordini, raccolto le prenotazioni e pensato di risollevarsi un po’ durante il ponte delle vacanze natalizie, nell’anno più distopico delle loro vite. Non sarà così. Le nuove regole per le festività varate dal decreto del Governo hanno raggelato le speranze di bar, bistrot e ristoranti. Fino a mercoledì potranno accogliere i clienti ai tavoli fino alle 18. Poi, dal 24 dicembre al 6 gennaio, gli esercizi torneranno a essere chiusi perché in tutta Italia ci saranno dieci giorni in fascia rossa (i festivi e prefestivi) e il resto dei giorni in arancione. Possibile solo l’asporto e le consegne a domicilio fino alle 22.

"Avremmo dovuto apprenderlo all’inizio del mese, non nella tarda serata del 18 dicembre. Da novembre erano fioccate prenotazioni per questo periodo, avevamo ordinato capponi allevati a terra del valore di centinaia di euro che quando riapriremo non potremo più inserire nel menù, in quanto non più di stagione. Il danno è ancora tutto da quantificare, dipende da come andrà il delivery, in genere non va forte a Natale", spiega Andrea Masuelli, quarta generazione al timone della storica trattoria Masuelli di viale Umbria. Il decreto ha spiazzato i locali dei Navigli. Il brunch nel weekend e gli aperitivi di primo pomeriggio avevano fatto tintinnare qualche soldo nelle casse. Dal 24 dicembre si paventa il deserto.

Ilenia Gabriele , titolare del pub Blues Canal di via Casale, ha già fatto i conti: "Abbiamo undici birre alla spina. Ma la birra nei fusti non si conserva per due settimane. Sarà da buttare". Con una ricaduta superiore a mille euro perché "ogni fusto costa da 80 a 120 euro, senza contare le perdite per i prodotti freschi". "Non riesco a comprendere questo sistema di aperture e chiusure a yoyo. Quando riapre un locale deve ordinare la merce, coordinare il personale, gestire le prenotazioni. Ma programmare, quando le regole continuano a cambiare, è impossibile. L’unica cosa certa è che dovremo buttare via un sacco di derrate alimentari", aggiunge Michele Faravelli, responsabile del Bistrot Duomo. Più previdente negli acquisti Vincenzo Ruggero, titolare del Gran Bar Caffetteria sotto la metropolitana di Bisceglie: "Ordino poco per volta ogni giorno. Ma solo perché sono rimasto scottato a marzo quando ho gettato via prosciutti, formaggi e 30 confezioni di latte per il lockdown. Così non si può andare avanti".

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