Davide Flachi, gigante che picchia di brutto. Chi è il boss di Bruzzano figlio d'arte

Il padre Pepè, amico di Renato Vallanzasca, è stato il re del quartiere del nord Milano in cui agisce anche il 43enne fra minacce e prepotenze

La Guardia di finanza

La Guardia di finanza

Al vertice dell'organizzazione criminale sgominata oggi, martedì 6 settembre, dalla Guardia di finanza con il coordinamento della Dda di Milano ci sarebbe stato Davide Flachi. Nome pesante il suo, esponente di una dinastia che è diventata quasi un marchio di fabbrica della 'ndrangheta a Milano. Davide, infatti, ribattezzato "il gigante" dagli altri soggetti coinvolti nell'inchiesta, è figlio del boss di Bruzzano e della Comasina Pepé Flachi, morto nel gennaio scorso. A quanto pare, anche a leggere i resoconti dell'operazione che ha portato a 13 fermi nei confronti di un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, intestazione fittizia di beni, detenzione e porto illegali di armi, ha raccolto l'eredità paterna.

Per i magistrati emerge il suo ruolo decisorio, "la sua ormai indiscussa ed elevata caratura criminale" e per questo viene definito "il gigante" capace di primeggiare per la storia familiare, ma anche per la capacità di incutere "timore e soggezione". Sintomatico il modo in cui un presunto sodale sintetizza la situazione: "prima lo rispettavano per il padre ora per lui stesso" oppure "quando uno è potente così la gente non esce di casa" e ancora: "è piccolino (di statura) però picchia di brutto" si legge negli atti dell'inchiesta.

Minacce e prepotenze

E a leggere come si sarebbe comportato Flachi, le parole dei suoi presunti collaboratori appaiono più che mai verosimili. Minacce e vessazioni sarebbero state all'ordine del giorno, come emerge dalle intercettazioni. Davide, 43 anni, si sarebbe sentito il re della Comasina. Quello che era stato suo padre, amico del bandito Renato Vallanzasca. "E' già tanto che entri ancora in Comasina ad abitare, hai capito? - si legge nell'intercettazione - ti piglio la testa e te la faccio volare pezzo di me... (...) metti le mani in tasca e pensi di farmi il lavoro a me. Io il lavoro lo faccio io a te e a tutta la tua settima generazione (...) vattene a lavorare e chiudi tutti i discorsi, tutti!".

Con questi toni minacciosi Flachi junior si sarebbe rivolto a Davide Volpe, 33 anni, e anche lui tra i 13 fermati nell'inchiesta milanese con al centro traffici di droga, "detenzione di armi" ed "estorsioni con azioni intimidatorie". Nel decreto di fermo a Flachi vengono contestati diversi reati, tra cui il traffico di droga, e con l'aggravante del metodo mafioso (non ha in questa indagine la contestazione di associazione mafiosa, per cui è stato già condannato in passato). Di lui, come emerge da un'intercettazione del 2020, Antonino Chirico, un altro dei fermati, dice: "quando uno è potente così la gente non esce di casa, ha paura ... ma non di lui del gruppo ... del nostro gruppo". 

Di padre in figlio

Flachi, sulle orme del padre, come scrivono i pm, "è ben consapevole che è lui che comanda a Comasina". Il "confronto" con Volpe, come risulta da un'intercettazione captata nella carrozzeria di Cormano (sequestrata dalla Gdf), era terminato con un pestaggio da parte del presunto boss. "Ti brucio insieme a tutta la palazzina che hai qua dentro", è un'altra delle frasi intimidatorie pronunciate da Flachi che puntava ad acquistare un terreno, come si legge negli atti della Procura.

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