Milano, la banda di Davide Flachi e i broker cinesi: intercettazioni e retroscena

Per pagare la droga in Spagna stesso metodo arcaico usato dai terroristi. La “banca informale“ in Brianza.

La Guardia di Finanza

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Milano, 8 settembre 2022 - Per prendere accordi usavano i più moderni sistemi di messaggistica crittografati e in grado di nascondere tracce informatiche, ma per trasferire denaro si servivano anche di un sistema arcaico come quello della “hawala“, diffuso soprattutto nei Paesi arabi, tramite una rete di broker cinesi in Brianza. Un sistema - usato in passato, come è emerso da diverse inchieste, per movimentare anche in Italia denaro destinato al finanziamento del terrorismo internazionale - ora sfruttato dai narcos per pagare partite di droga. Patti d’affari Italia-Cina che emergono dalle pieghe dell’inchiesta della Dda di Milano, condotta dalla Guardia di finanza, che ha portato a 13 fermi smantellando il clan guidato da Davide Flachi, figlio del "boss della Comasina" Pepè Flachi morto lo scorso gennaio. In cella (gli interrogatori di garanzia si terranno fra oggi e sabato) anche l’ex pugile Franco Terlizzi, in passato concorrente del reality “L’isola dei famosi“, presunto prestanome di Flachi. Dai messaggi intercettati emergono contatti del clan con cinesi residenti ad Agrate Brianza, fidati intermediari per inviare oltreconfine denaro con il sistema della hawala. L’occasione era l’acquisto, a settembre 2020, di una partita di 140 chili di hashish in Spagna, destinata alle piazze milanesi. Consegna poi impedita da un sequestro della droga al confine fra Spagna e Francia, che fece saltare l’affare.

Dalle trattative via chat intercettate dalla Gdf emerge, annotano i pm, "il modus operandi degli indagati per il trasferimento del contante in Spagna a saldo della fornitura di stupefacente". Un "sistema di pagamento hawala tramite l’intervento di cittadini cinesi": consegna dei contanti in un negozio ad Agrate Brianza, con la successiva assegnazione da parte dei broker di un codice segreto da comunicare al destinatario della somma, indispensabile per ritirare il denaro concordato rivolgendosi a un altro intermediario in Spagna. Una sorta di “banca informale“, oliata e ben collaudata, basata sulla fiducia e su garanzie reciproche, che consente di effettuare pagamenti senza movimenti fisici di denaro, senza lasciare tracce informatiche ed evitando i rischi legati al trasporto di contanti oltreconfine. "Domani mattina li porti – scriveva Samuel Cimarrusti, uno dei fermati – loro contano davanti a te e poi mandano questo codice. E gli dai i soldi". I cinesi, in cambio del loro servizio, avrebbero trattenuto una commissione, come avviene nelle banche. "90mila devi mandare – specificava Cimarrusti – c’è anche commissione del cinese. Con 90 paghiamo fumo e paghiamo commissioni".

Un ruolo dei cinesi, che potrebbe essere al centro di altri approfondimenti investigativi, come “money transfer“ dei narcos. Le organizzazioni asiatiche, come è emerso da diverse inchieste, hanno assunto un ruolo sempre più importante in Italia nel riciclaggio, aprendo "canali paralleli per il trasferimento di denaro all’estero". L’anno scorso uno dei negozi di abbigliamento della Chinatown milanese era finito sotto la lente della Gdf di Pordeone, come uno dei punti per la consegna di contanti guadagnati con traffici ed evasione fiscale. Era emersa un’alleanza fra criminalità cinese e italiana, ora confermata anche dal “metodo hawala“ usato da Flachi.

 

 

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