Dalle case da sogno al fallimento, "Er cash" Coppola rischia 7 anni

Crac di Porta Vittoria, l’immobiliarista alla sbarra per bancarotta

Danilo Coppola (Ansa)

Danilo Coppola (Ansa)

Milano, 12 gennaio 2018 - Era stato soprannominato «palazzinaro con la pistola» per la passione e l’uso disinvolto delle armi da fuoco, quando a Roma sparò per cacciare un gruppo di nomadi che stava disturbando la sua quiete. «Tricologicamente scorretto» per la lunga e liscia capigliatura, un caschetto che scende fino alle spalle, detto anche «Er cash» per i contanti sempre disponibili. La parabola di Danilo Coppola, da ragazzo delle borgate romane classe ’67 a «ultimo dei furbetti del quartierino», ha registrato anni di ascesa e successi, guai giudiziari, tentativi di resurrezione e infine una rovinosa caduta. Una storia che si è incrociata con quella della città di Milano, con un ambizioso progetto di sviluppo immobiliare nell’area Sud-Est con tanto di hotel, ipermercato e appartamenti mai portato a termine per problemi finanziari sfociati nel fallimento della Porta Vittoria Spa. Ieri i pm Mauro Clerici e Giordano Baggio hanno chiesto una condanna a 7 anni di carcere e una maxi-confisca di 664 milioni di euro a carico dell’immobiliarista, arrestato nel maggio 2016 nell’inchiesta milanese con al centro le accuse di bancarotta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte e quattro capi di imputazione, tra cui il crac della Porta Vittoria spa.

I suoi primi guai con la giustizia risalgono al 2004, con il primo arresto a Roma. Tre anni dopo, nel 2007, conosce nuovamente l’umiliazione della galera. Due anni fa la condanna in primo grado a 9 anni di carcere nella Capitale. Nel settembre del 2016 esce da San Vittore, dove era dimagrito di oltre 20 chili in tre mesi, e ottiene i domiciliari dopo una perizia che aveva segnalato la sua incompatibilità con il «regime detentivo». Ieri era presente in aula, e ha ascoltato la lunga requisitoria. I pm, pur evidenziando la sua «condotta processuale apprezzabile», hanno sottolineato come «non abbia messo sul piatto un euro per sanare» i crac della sua galassia societaria, ma «fino all’ultimo ha cercato di sottrarre risorse» per un totale di 664 milioni di euro, di cui 320 nascosti al Fisco. Dalla bancarotta Porta Vittoria, secondo le accuse, sarebbero stati distratti in totale 153 milioni. Ed è rimasta una ferita aperta nel cuore di Milano, un progetto incompiuto che in origine aveva l’obiettivo di riqualificare i 151mila metri quadrati dell’ex scalo ferroviario. Un ricordo dei tempi dell’ascesa di Coppola, delle mire su Milano che amava raggiungere da Roma a bordo del suo jet privato. Figlio di un impiegato e cresciuto nelle borgate capitoline, è riuscito ad accumulare potere e ricchezza, contatti con politici e industriali. Fino alla caduta.

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