DIANDREA GIANNI
Cronaca

Dal menù stellato alla crisi Fallisce Montenapo 14

Concept store di lusso all’epilogo. Chiude anche Filippo La Mantia. "Non addio ma arrivederci. in uno spazio più sostenibile"

di Andrea Gianni

Un locale progettato dall’architetto Aline Soares de Andrade nel cuore del Quadrilatero della moda, con l’idea di coniugare fashion, arte e cibo. Il menù ideato dallo chef stellato Tommaso Arrigoni, che poi si è chiamato fuori dall’iniziativa. L’avventura del bistrot e concept store multibrand Montenapoleone 14 è arrivata al capolinea, con la chiusura e il fallimento dichiarato dal Tribunale di Milano che ha nominato come curatore il commercialista Pietro Malinverni. Un’attività messa in ginocchio nell’anno della pandemia, che ha trascinato nella crisi locali milanesi nati nel periodo d’oro della città che vantava turisti in costante crescita e successi internazionali. Ora le vie dello shopping contano una sequela di saracinesche abbassate, mentre crescono i procedimenti che approdano davanti al Tribunale fallimentare. Nel giugno 2018 il concept store Montenapoleone 14 aveva aperto i battenti, con la cantante Jo Squillo tra gli ospiti dell’inaugurazione. L’idea era quella di creare uno spazio dove consumare un aperitivo, acquistare capi d’abbigliamento griffati, oggetti di design e gioielli. Lo chef stellato di Innocenti Evasioni Tommaso Arrigoni, creatore di startup e personaggio televisivo, dopo aver collaborato per il menù aveva però preso le distanze. "Ho ideato il menù – aveva raccontato nel 2018 al sito internet specializzato Pambianco Wine&Food – poi non li ho più visti né sentiti. Non è un mio lavoro, né una mia società". Montenapoleone 14 non ha retto alla pandemia, che ha svuotato Milano mettendo in crisi un modello.

Un altro celebre concept store milanese, 10 Corso Como, creato dalla gallerista Carla Sozzani, si trova da tempo in acque agitate, con difficoltà finanziarie che hanno portato la società a chiedere il concordato preventivo per uscire dai debiti. Lo chef Filippo La Mantia ha chiuso il suo ristorante in piazza Risorgimento: troppe spese per mantenere uno spazio così grande. "Nonostante il vostro grande e costante supporto – si legge in un messaggio ai clienti pubblicato sul suo sito – non riesco a portare avanti un’attività così importante e complessa, che si nutriva di eventi, cene private e grandissimi e affollatissimi buffet domenicali. Questo per fortuna non è un addio, ma solo un arrivederci a presto. Risolte tutte le beghe amministrative e burocratiche che ogni chiusura comporta, ci ritroveremo in un nuovo luogo, sempre a Milano, a raccontarci quello che è stato e quello che sarà". Difficoltà anche per lo chef stellato Tano Simonato, che ha parlato di un buco da 500mila euro e "spese che nemmeno si possono immaginare".