GIAMBATTISTA ANASTASIO
Cronaca

Cure domiciliari ai disabili gravi, la Lombardia cambia le regole sui rimborsi: a rischio i servizi

Da domani via alle nuove norme che adesso remunerano gli enti in base al numero di visite e non alla loro durata

Milano – Il rischio è quello di rendere le cure domiciliari in Lombardia ancora meno attrattive per gli enti e gli specialisti che vi si dovrebbero e potrebbero dedicare. E si tratta di un rischio del quale, ovviamente, non c’è alcun bisogno. Il riferimento è alla delibera della Regione che entrerà in vigore domani andando ad incidere sul quadro delle regole che governano le cure a domicilio riservate alle persone non autosufficienti: dai minori con disabilità grave o gravissima fino agli anziani.

Il rischio deriva dal fatto che il provvedimento – varato alla fine della scorsa legislatura e, si disse allora, varato con carattere provvisorio – prevede che gli enti e gli specialisti che prestano servizio nelle case siano remunerati "ad accesso", senza che siano attualmente definite le deroghe in forza delle quali tale remunerazione possa avvenire in base alle ore effettivamente richieste dalla prestazione.

Detto altrimenti : è la Regione Lombardia, insieme alle sue Agenzie di Tutela della Salute (ATS), ad autorizzare e accreditare gli enti perché possano assistere a domicilio le persone non autosufficienti rimborsandoli per le prestazioni svolte. Da domani, però, il rimborso sarà calcolato sul numero di accessi (quindi sul numero di visite) effettuati nelle case. E il concetto di "accesso" ha, sulla carta, una durata standardizzata. In sintesi questo significa che, salvo correzioni di rotta, una prestazione domiciliare che richieda fino a 20 minuti sarà riconosciuta e remunerata come una prestazione che richieda un’ora.

Da qui l’allarme già sollevato da diversi enti accreditati per l’Assistenza Domiciliare Integrata (con la nuova delibera semplicemente "Cure domiciliari"), che temono di non potercela più fare né dal punto di vista economico né dal punto di vista del reclutamento degli specialisti necessari per poter assicurare l’intervento a domicilio. Soprattutto per i pazienti più impegnativi. Due criticità legate a doppio filo e già oggi molto marcate, soprattutto per quanto riguarda l’assistenza ai minori con disabilità grave o gravissima. A tal proposito, il problema nel problema è quello relativo al diritto alla scuola.

Come riportato più volte su queste pagine, gli alunni con grave disabilità possono stare in classe solo se seguiti da un infermiere. Già oggi è complicato trovare enti che abbiano a disposizione gli infermieri che servono a garantire ai minori di andare a scuola tutti i giorni, esattamente come i loro coetanei. Anzi, a dire il vero non succede mai che un minore con disabilità grave o gravissima goda pienamente del diritto all’istruzione, pur universale. Succede che la frequenza scolastica sia limitata ad alcuni giorni alla settimana. E spesso solo per alcune ore al giorno. Adesso la remunerazione ad accesso rischia di acuire il problema.

A parziale compensazione va detto che nell’ambito di quell’opera ancora incompleta che è la riorganizzazione delle cure domiciliari, una seconda delibera, in vigore dallo scorso dicembre e relativa ai voucher B1, ha previsto un contributo per le famiglie che decidano di assumere un operatore che possa sostituire il caregiver del minore, vale a dire: per assumere un operatore che possa fare le veci dei genitori. È previsto un contributo mensile, in particolare, per l’assistenza a scuola. Ma non è sufficiente a garantire una copertura completa dell’orario scolastico.

Senza contare, di nuovo, che le nuove figure individuate dalla Regione, quali gli infemieri di famiglia scarseggiano ancora. Insomma: in questo caso lo spirito e l’intenzione delle norme regionali si scontra con i limiti pratici della loro percorribilità nel concreto. A tal proposito, la delibera che entra in vigore domani responsabilizza tutte le Aziende Socio Sanitarie Territoriali (ASST) lombarde proprio nella gestione e messa a disposizione delle equipe di professionisti chiamati ad accudire a domicilio minori, adulti, anziani non autosufficienti. Viene richiesto un salto di qualità rispetto al ruolo ricoperto finora per quanto concerne la domiciliarità.