I centri per i rimpatri? “In cattive condizioni perché vandalizzati”. Ed è bufera su Piantedosi

Il ministro dell’Interno parla del Cpr di via Corelli e scatena la querelle. Il Pd: "Parole gravissive e superficiali, quel lager va chiuso subito" FdI difende il Viminale

Milano, 20 febbraio 2024 – Il blitz della Guardia di Finanza e della Procura nel Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di via Corelli risale allo scorso 1° dicembre. Un’ispezione a sorpresa per verificare le condizioni in cui i migranti fossero trattati nella struttura statale. L’esito era stato choccante: le persone tratenute nel Cpr non erano adeguatamente assiste dal personale che doveva essere messo in campo dalla società Martinina Srl, che gestiva il centro e che a novembre aveva ricevuto il rinnovo della convenzione con la prefettura per un altro anno. Risultato: il Cpr, su richiesta della Procura accolta dal Gip, a fine dicembre era stato sottoposto a sequestro preventivo urgente.

La recente protesta al Cpr di via Corelli
La recente protesta al Cpr di via Corelli

L’inchiesta è ancora in corso ma ieri il caso Cpr ha scatenato una nuova polemica, dopo le parole pronunciate dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ieri mattina in Prefettura, a margine della sottoscrizione di un accordo tra la Regione Lombardia, l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata e l’Anci Lombardia. Ai cronisti che gli chiedevano delle condizioni del Cpr, il numero uno del Viminale ha risposto con queste parole: "I Cpr molto spesso non sono nelle condizioni migliori proprio perché l’opera di vandalizzazione che viene fatta dalle persone che sono dentro non consente sempre che siano nelle condizioni migliori". Piantedosi, a questo punto, ha aggiunto che "i Cpr sono luoghi ovviamente di detenzione e di privazione della libertà previsti dalla legge dove si concentrano situazioni anche di comprensibile disperazione da parte di chi ci finisce dentro secondo quelle che però sono delle previsioni di legge". E un cronista che gli chiedeva se questa non fosse una forma di protesta rispetto a condizioni "disumane" che ci sono nei Cpr, il ministro ha replicato: "Questo lo dice lei... È una sua opinione ma non è così, abbiamo sistemi di monitoraggio continuo. Se i Cpr non vengono devastati vengono mantenuti in condizioni più accettabili".

La presa di posizione di Piantedosi ha provocato una serie di reazioni polemiche da parte di esponenti del centrosinistra. Il capogruppo del Pd in Regione Pierfrancesco Majorino, responsabile nazionale dem per le politiche migratorie, parte subito all’attacco: "Quelle di Piantedosi sono parole gravissime che confermano il colpevole cinismo del governo. Il Cpr di via Corelli va chiuso e la struttura va riconvertita a uso sociale. Qualsiasi altro intervento rischia di peggiorare semplicemente le cose. Si vuole aspettare il compiersi di una tragedia?".

I consiglieri comunali del Pd Alessandro Giungi e Daniele Nahum notano che "le dichiarazione di Piantedosi sono di una superficialità sconcertante" mentre i senatori dell’Alleanza Verdi e Sinistra Ilaria Cucchi e Tino Magni affermano che "Il ministro dell’Interno non è mai stato in un Centro di permanenza per il rimpatrio dei migranti. Di sicuro non a Via Corelli a Milano. Se ci fosse stato, avrebbe constatato le orribili condizioni in cui sono costretti a vivere i migranti trattenuti, e non avrebbe detto quello che ha detto. Dal ministro dell’Interno solo parole gravi".

Il deputato di FdI Riccardo De Corato, invece, scende in campo per difendere Piantedosi e rilancia: "La Lombardia, la regione più popolosa di Italia, è quella che accoglie più migranti, parliamo di circa 13%. Il numero degli irregolari è, per quanto riguarda solo la città metropolitana di Milano, di circa 100 mila. È impensabile che in tutta la Regione vi sia solo il Cpr di via Corelli: ne serve almeno un secondo".

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