Lockdown: Lombardia zona arancione (ma solo per i contagi)

Nuova valutazione dell’Iss, ma zona rossa per almeno un’altra settimana. In via Novara apre il drive through più grande d’Italia

Drive through tamponi in via Novara

Drive through tamponi in via Novara

Milano, 14 novembre 2020 - È un arancione “tecnico” quello assegnato ieri alla Lombardia dal monitoraggio della cabina di regìa ministero della Salute-Iss che ha mandato in zona rossa Campania e Toscana, e in arancio altre tre regioni: dal punto di vista delle misure di contenimento, ricordava in mattinata il governatore Attilio Fontana, nulla può cambiare per un’altra settimana, perché l’ultimo Dpcm che ha disegnato il meccanismo dell’Italia a colori prevede che quando una regione finisce in una fascia di rischio non possa uscirne prima di 15 giorni. A risollevare la valutazione Covid della Lombardia è stato l’indice di diffusione del virus Rt nella prima settimana di novembre (la prima classificazione delle regioni si è basata sui dati raccolti tra 19 e 25 ottobre).

Un indice che, spiegava ieri alla commissione Sanità del Pirellone l’assessore al Welfare Giulio Gallera, è sceso ora "intorno all’1,5" dal 2 sforato nell’ultima settimana di ottobre; e Milano, che l’Rt 2 l’aveva superato già due settimane prima (a un mese esatto dall’apertura delle scuole), giovedì era a 1,25, ha ricordato il direttore dell’Ats Walter Bergamaschi, sottolineando come il rallentamento della crescita dei contagi (i nuovi casi non diminuiranno finché non si scenderà sotto Rt 1) sia da ascrivere, più che a una sola settimana di lockdown “soft”, alla stretta avviata in Lombardia dalla seconda metà di ottobre, fino al coprifuoco e alla didattica a distanza per le superiori. Un "bellissimo segnale d’incoraggiamento" secondo gli epidemiologi dell’Ats, e finisce lì perché a mantenere la Lombardia (e gran parte dell’Italia) in una fascia di rischio alto è l’altro macroindicatore valutato dagli esperti del ministero, e aggiornato, questo, a giovedì: il tasso di riempimento dei posti letto Covid, 48% nei reparti e 58% nelle terapie intensive che ieri sono saliti ancora rispettivamente a 7.319 e 801 ricoverati.

E con 4.451 nuovi contagiati scoperti ancora ieri nel Milanese, di cui 1.973 in città, è improbabile che la pressione su un sistema sanitario in lotta anche per continuare a curare gli altri malati, oltre a quelli di Covid, s’allenti prima di diverse settimane. Lo insegna la storia della prima ondata rispetto alla quale, ragionano gli epidemiologi, sarebbe bene tentare d’invertire l’equazione, cercando stavolta di scendere in fretta coi contagi e poi di ripartire gradualmente con la socialità. "Nella città metropolitana abbiamo più di diecimila segnalazioni ogni giorno di persone sintomatiche dai medici del territorio: gli oltre 40 punti tampone di Milano e provincia, pur facendo oltre 15 mila test al giorno (ieri il totale lombardo è stato di 55.636 tamponi caricati in ventiquattr’ore nel sistema di sorveglianza, tamponi molecolari, ndr ), non riescono a tenere il passo", ha chiarito ieri Bergamaschi, inaugurando in via Novara il drive through più grande d’Italia, da 800 tamponi rapidi al giorno, allestito dall’Esercito e gestito da medici e infermieri militari insieme a personale dell’Asst dei Santi.

Il primo dei tre hotspot pronti in città (gli altri sono stati costruiti sempre dai militari nel parcheggio di Romolo e a Linate), da lunedì sarà riservato ai “corridoi scolastici”, cioè agli alunni e al personale che manifestano sintomi simil-Covid, per velocizzare l’isolamento delle classi in cui si scopre un positivo. E liberare slot , ha sottolineato il presidente Fontana, negli altri punti tampone, soprattutto per gli altri milanesi che hanno sintomi da coronavirus: "In questo momento la priorità è velocizzare le diagnosi", ha chiarito Bergamaschi, il dg dell’Ats che ha dovuto stoppare i test taglia-quarantena per i “contatti stretti“ asintomatici (con le nuove regole del Ministero, la quarantena si conclude comunque dopo 14 giorni).

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