
di Giovanni Chiodini
I fanghi di depurazione rappresentano uno dei grandi temi al centro della gestione di un impianto di trattamento delle acque di scarico. Da una parte costituiscono un’importante risorsa perché sono una fonte di estrazione di materiali come cellulosa, biogas e biometano, eco-fertilizzanti, fosforo e azoto, da reimpiegare nei settori industriali e in agricoltura. Dall’altra sono un ingente costo in termini di smaltimento, che viene per lo più effettuato in discarica e spesso anche all’estero.
Per invertire la tendenza il gruppo Cap che gestisce l’impianto di Robecco sul Naviglio ha dato avvio a un processo sperimentale brevettato da una start up californiana, la Bioforcetech Corporation, creata da un team di giovani ingegneri italiani. Il progetto di bioessicamento dei fanghi consente di eliminare il più possibile la parte liquida, riducendone drasticamente il volume e quindi i costi di trasporto e smaltimento in discarica. A differenza di un tradizionale essiccatore, il bioessiccatore non utilizza fonti di calore esterno, se non nella fase di avviamento iniziale e di asciugatura finale, sfruttando in alternativa il naturale processo di riscaldamento innescato dalla biomassa batterica presente nei fanghi che si accumulano sul fondo delle vasche, poi convogliati in appositi ispessitori.
Il calore prodotto dalla fermentazione dei batteri fa evaporare l’acqua contenuta nel fango, riducendo il volume fino al 70%. "Con un investimento di 500mila euro impiegato per avviare una prima fase iniziale di sperimentazione, con l’impiego di un modulo di bioessiccamento, sono stati trattatifino a mille tonnellate per anno di fanghi disidratati provenienti dalla linea di trattamento del depuratore – afferma Alessandro Russo, presidente del gruppo Cap -. Dopo i primi riscontri positivi, è già in corso la progettazione per la fase successiva che prevede l’ampliamento dell’impianto a 7 moduli, i quali saranno in grado di trattare tutte le settemila tonnellate di fanghi disidratati prodotte dal depuratore di Robecco, riducendole in uscita a circa 2.500 tonnellate di fango bio-essiccato. Questo è solo il primo passo per espostare poi questa tecnologia a tutti i depuratori del gruppo".
"Il bioessiccamento dei fanghi di depurazione è un progetto in linea con gli obiettivi tracciati nel Piano di Sostenibilità di gruppo Cap, che mira a recuperare dalle attività produttive lamaggior quantità possibiledi energia e materieda riconvertire, e a ridurre il volume dei fanghi dell’87% entro il 2033, con un evidente beneficio per l’ambiente, perché riduce i mezzi pesanti in circolazione, e per i cittadini, perché diminuire i costi di gestione di un impianto di depurazione produce positive ricadute sulle bollette".