
Come funziona il braccialetto elettronico
Milano - Quasi come in un film di Fantozzi. Un nome noto della “mala“ milanese è ai domiciliari con tanto di braccialetto elettronico, quando a un certo punto l’attrezzo non manda più gli impulsi sul monitor dei carabinieri. I militari si precipitano nell’abitazione del personaggio temendo che abbia tagliato la corda e invece no, l’anziano malvivente è lì tranquillo insieme al fratello, che invece appare un po’ agitato. Che succede? "Niente niente, solo che ci hanno tagliato la luce perché non paghiamo più le bollette".
Un bel problema in realtà, perché il braccialetto (per l’appunto “elettronico“), senza energia elettrica non fa il suo dovere. E che dirà il giudice che l’aveva imposto all’imputato: lo rimanderà in cella? "No no, tutto a posto – garantisce lui – ora la corrente elettrica è stata riallacciata". A quel punto, però, sono i carabinieri a voler vederci chiaro. "C’è qui un nostro amico elettricista che ha appena finito il lavoro". Strano riallaccio se mancano i soldi per le bollette. Ma ecco che si fa avanti il tecnico con tanto di bigliettino da visita messo in mano ai militari. "Scusi - gli chiedono i carabinieri - ma lei dove l’ha fatto il riallaccio?". "A quel quadro lì nel garage", indica lui. Chissà a chi appartiene, non certo ai fratelli in bolletta. "Sì, me ne assumo la responsabilità, so di aver fatto una cosa sbagliata - ammette l’elettricista - ma potevo lasciarli al buio?". Il finale del film era praticamente obbligato: arresto per tutti e tre gli interpreti della scena colti in flagranza di furto (aggravato) di energia elettrica.
Protagonista della storia, successa a metà settembre, è P.C., 67 anni, ben noto alle cronache milanesi. Insieme all’amico di imprese criminali il 69enne V.B., quest’ultimo anche storico capo degli ultrà interisti, P.C. venne arrestato l’ultima volta lo scorso marzo perché trovato a bordo di un suv (rubato) con una pistola modificata, pettorine con la scritta “Guardia di Finanza”, manette e un taser. L’ipotesi degli investigatori è che i due stessero effettuando un giro perlustrativo in via Pinturicchio, zona Città Studi, forse in vista di una rapina o addirittura di un sequestro di persona, quando vennero fermati dagli agenti della Squadra mobile per possesso di arma clandestina, uso di distintivi delle forze di polizia e ricettazione. Scattata la perquisizione, era infatti saltato fuori un sacchetto con la riproduzione di una calibro 38 resa offensiva sostituendo la canna e già caricata, manette, false pettorine da finanzieri.
Ottenuti i domiciliari con braccialetto elettronico in vista del processo, P.C.- una sfilza di precedenti condanne per reati contro la persona e il patrimonio e in materia di armi e droga - si era dunque rifugiato a casa del fratello A., di due anni più giovane, pure lui un curriculum criminale da fare invidia. Trovandosi in difficoltà economiche e rimasti al buio (con tanto di braccialetto “muto“) avevano poi chiesto aiuto al più giovane amico elettricista F.B., 44 anni ma una certa esperienza: arrestato tempo addietro alla guida di un’auto con 60 chili di droga tra marijuana e hashish.