REDAZIONE MILANO

Passera: "Ricostruirò il centrodestra. Il Governo Renzi è un grande bluff"

E' reduce dall’intervento alla «Gardesana» e si prepara ad andare al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Corrado Passera, fondatore di Italia Unica, aspirante leader del centrodestra, tra un impegno e l’altro ci accoglie nella sua casa nel centro di Milano per raccontare i prossimi passi della sua creatura politica e per esprimere il suo giudizio sul Governo Renzi di Massimiliano Mingoia

Corrado Passera (Imagoeconomica)

Milano, 5 settembre 2014 - E' reduce dall’intervento alla «Gardesana» e si prepara ad andare al Forum Ambrosetti di Cernobbio. Corrado Passera, fondatore di Italia Unica, aspirante leader del centrodestra, tra un impegno e l’altro ci accoglie nella sua casa nel centro di Milano per raccontare i prossimi passi della sua creatura politica e per esprimere il suo giudizio sul Governo Renzi. 

Dottor Passera, lei sta per andare a Cernobbio mentre Renzi non ci non andrà e rilancia la polemica contro i «salotti buoni». Che ne pensa? «Renzi fin dal primo giorno da premier continua a dire una cosa profondamente sbagliata: che non vuole ascoltare i corpi intermedi, non vuole parlare con le associazioni di categoria e con il sindacato. Ha una visione populista della leadership. Per lui la politica è comunicazione, dove il leader parla direttamente con il popolo per non rischiare di essere contraddetto. Io credo invece che si debba ascoltare e tanto. La politica attuale non ascolta, è autoreferenziale, ha paura del confronto. Dopodiché, se per salotti buoni parliamo di luoghi dove nel passato alcuni hanno cercato di fare i propri interessi contro quelli del Paese, è chiaro che siamo tutti contro quei salotti buoni».

Italia Unica ha aperto il suo «cantiere» il 14 giugno. A che punto sono i «lavori»? «Siamo già ben oltre le nostre aspettative. Siamo usciti con il libro “Io siamo”, con moltissime richieste di presentazione in giro per l’Italia. Abbiamo messo in moto la nostra macchina organizzativa e avuto richieste di aperture di “porte”, cioè nuclei organizzativi sul territorio, già in cento città. Il nostro sito internet è attivo e abbiamo avviato i media civici per mantenere sempre aggiornare le soluzioni che proponiamo. Detto questo, sappiamo che il compito di costruire l’altra gamba della democrazia, quella popolare e liberale, è molto difficile in una situazione come quella attuale. Per ora abbiamo un solo giocatore in campo, il Pd di Renzi. L’attuale centrodestra lavora esplicitamente o implicitamente a favore di Renzi. E questa è una responsabilità molto grave. Noi lavoriamo per dare un’alternativa forte, liberale, popolare, di sviluppo dell’Italia. La nostra sensazione, dopo questi primi mesi di lavoro, è estremamente positiva».

Lei ha già detto «sono io la vera opposizione al Governo Renzi». Conferma? «Italia Unica è un’opposizione seria e costruttiva. In ogni campo facciamo proposte, sperando che il Governo le faccia sue. Ma certamente siamo molto critici quando vediamo le tante cose sbagliatissime di questo periodo: i primi sei mesi sprecati su riforme istituzionali - nuovo Senato e legge elettorale - non prioritarie e comunque fatte male. Soldi non dati ai veri poveri, ma elargiti a pioggia per ragioni elettoralistiche con gli 80 euro. Nessuna misura per il rilancio dell’economia e dell’occupazione. E poi un gran disordine fatto di annunci continui e di rinvii. Non si capisce quali siano le proposte concrete e i provvedimenti legislativi da valutare. Viene alzata molta polvere, ma si capisce sempre meno cosa stia facendo il Governo. È un cattivo modo di gestire la situazione. Pensi solo a quello che è accaduto ieri (mercoledì, ndr)».

A cosa si riferisce? «Il Governo è riuscito a dire nella stessa giornata che avrebbe bloccato lo stipendio degli statali perché non ci sono più soldi, che pensa a tagli lineari, ma che saranno assunti 150 mila insegnanti. Sono tre cose che fanno a pugni tra loro».

Ma è giusto o no assumere gli insegnanti precari? «C’è un valore fondamentale: il merito. Non puoi dire a tanti giovani che si sono preparati in questi anni per poter competere in concorsi very, che attraverso l’ennesima ope legis entrano nelle scuole 150 mila insegnanti per anzianità e non per merito. Questa è l’ennesima infornata elettoralistica che gonfierà gli organici della pubblica amministrazione senza badare alla qualità: vecchia politica, altro che cambiamento. Nei 150 mila ci sono sicuramente tantissimi bravi insegnanti che in un concorso fatto bene entrerebbero nelle scuole. Ma il messaggio dato ai giovani che si stanno preparando adesso per insegnare è che nella scuola non entreranno mai ».

Renzi, intanto, ha appena annunciato un cambio di strategia: dai 100 giorni per cambiare l’Italia è passato a 1.000 giorni. Chiede di essere giudicato nel 2017. «Se è per questo Renzi ha iniziato anche a parlare dell’Italia dei prossimi dieci anni... Il premier aveva già sbagliato parlando di 100 giorni per cambiare l’Italia. Nella migliore delle ipotesi ha dimostrato superficialità. Ma c’erano le elezioni europee di mezzo ed eravamo in pieno “pensiero unico”... Ora, invece, dopo aver sprecato i primi sei mesi, ci dice “lasciatemi lavorare per tre anni e poi se ne parla”. Ci sono cose che non possono aspettare tre anni. Ci sono cose da fare subito! Pagare alle imprese i debiti della pubblica amministrazione va fatto subito. Più soldi in tasca alla gente vanno dati subito. Rimandare di tre anni è doppiamente sbagliato se si guarda al Documento Economico e Finanziario preparato dal Governo Renzi: gli obiettivi posti per il 2017 sono disastrosi. Aumenta la spesa corrente di 50 miliardi di euro, aumenta il peso delle tasse sul Pil e diminuiscono gli investimenti».

Il bonus di 80 euro non servirà per risollevare il Paese? «Non c’è dubbio che vadano messi soldi nelle tasche delle famiglie, le prime ad aver sopportato il costo di questa crisi. Fare l’operazione degli 80 euro, però, è stato sbagliatissimo perché non ha affrontato il problema della vera povertà, del vero disagio: molte famiglie monoreddito con figli, i pensionati e i lavoratori auronomi più in difficoltà sono addirittura esclusi. In più la copertura degli 80 euro non è stata strutturale. Allora ci dicano che è stata una misura una tantum. Gli italiani sono saggi e l’hanno capito. Dunque quei soldi in parte non li hanno spesi o li hanno destinati per pagare le tasse che nel frattempo sono aumentate. Altro che abbassare le tasse. Il Governo Renzi ha addirittura aumentato le imposte sul risparmio e sui dividendi. Tutte soluzioni schizofreniche che non rimettono in moto l’Italia».

C’è chi sostiene che Renzi non voglia fare le riforme impopolari indispensabili per rilanciare l’economia. È d’accordo? «Una parte degli italiani ha già fatto grandi sacrifici e bisogna ricordarselo. Pensare d’altro canto di fare solo riforme popolari in un Paese in cui il merito non è tutelato, la trasparenza non viene garantita ed è tollerato un tale livello di evasione fiscale sarebbe irragionevole. Dobbiamo darci un vero piano per rimettere in moto il Paese, un piano di investimenti e di sviluppo dove i sacrifici e i benefici sono ben suddivisi tra i cittadini».

Lei parla spesso di «choc fiscale» e di tagli veri alle tasse che gravano sulle imprese. Ci spiega meglio a cosa pensa? «Il taglio dell’Irap messo in atto dal Governo è irrilevante. Io propongo piuttosto che l’Ires venga dimezzata. Bastano venti miliardi di euro, una cifra non lontana dai soldi sprecati in contributi a fondo perduto e in mille programmi di incentivazione che in tutte le regioni oggi vengono dati a pioggia. Fermiamoli. Dimezziamo la tassazioni sugli utili per chi fa impresa. Questo avrebbe un effetto fortissimo. Poi bisogna ridurre ancora l’Irap, oltre a realizzare altri interventi mirati. Ad esempio va premiata la ricerca: 15 miliardi di euro di credito d’imposta servirebbero per rimettere in moto 30-40 miliardi di investimenti in questo campo. E le risorse, grazie ai fondi strutturali, ci sono».

È possibile ridurre le tasse sui redditi delle persone? «Si può. Prima proposta. Ai cittadini che lo vogliono, il Trattamento di fine rapporto che matura da qui in avanti potrebbe andare in busta paga. Per molte famiglie avere uno stipendio netto in più all’anno può fare la differenza. Deve essere una scelta volontaria. Già oggi il cittadino può decidere se lasciare il Tfr in azienda oppure metterlo in fondi pensione. Ebbene, ci deve essere anche l’opzione Tfr subito in tasca. Certo, questa soluzione può creare qualche problema ad alcune imprese, ma si potrebbe venire loro incontro rinforzando il fondo centrale di garanzia. Seconda proposta: bisogna aiutare le famiglie con figli. La no tax area per i nuclei sotto un certo reddito potrebbe aumentare di 8 mila euro per ogni figlio a carico. Questo cambierebbe la situazione di molte famiglie. Naturalmente bisognerebbe prevedere un sussidio per le famiglie che hanno un reddito troppo basso per godere della no tax area. Si tratta di riforme alla nostra portata, che si autofinanziano e che rimetterebbero l’Italia in moto. Ma non ce n’è traccia nell’agenda del Governo Renzi».

Spera in elezioni politiche in tempi brevi? «La legislatura finisce nel 2018. Bisogna essere pronti per quella data. Ma anche prima perché non so cosa succederà. C’è chi dice che Renzi, conscio del suo grande bluff, vorrà andare prima alle elezioni. Anche perché adesso ha il vantaggio di non avere un avversario in campo. Noi, in ogni caso, abbiamo aperto questo cantiere per raccogliere persone e programmie costruire un’alternativa. Non dimentichiamoci mai che alle Europee Renzi ha raccolto il 40 per cento del poco più del 50 per cento di italiani che hanno votato. Dunque ha raccolto il 20 per cento di consensi reali».

A quando l’assemblea fondativa di Italia Unica? «Sarà entro l’anno, come abbiamo già annunciato. Rispetteremo la scadenza, noi».

Quale centrodestra immagina? Dialogherà anche con FI, Ncd... «Non credo in una federazione di partiti sconfitti. Il 50 per cento degli italiani non è più in nessuno di questi contenitori. Dobbiamo tenerne conto. Molte persone oneste e generose che oggi si impegnano in questi partiti potrebbero essere interessate a un nuovo cantiere comune del mondo liberale e popolare».

Renzi parla spesso con Berlusconi di riforme. E lei parla con l’ex Cavaliere del futuro del centrodestra? «Per ora no».

Dottor Passera, lei è stato ministro nel Governo Monti, che non ha fatto tutte le riforme che ci si aspettava. Che fa, ci vuole riprovare? «Il Governo Monti poteva fare di più. Ma l’obiettivo fondamentale di quell’esecutivo era evitare il commissariamento dell’Italia da parte dell’Unione Europea. Missione compiuta. Il Governo Monti, inoltre, ha avuto poco più di sei mesi per operare prima di trovarsi in pieno clima elettorale. E doveva rimediare a 15 anni di gestione disastrosa. Quanto al mio ministero, voglio sottolineare le buone cose fatte in quei mesi. Con una nuova strategia energetica nazionale abbiamo finalmente cominciato a far scendere il costo delle bollette. Abbiamo liberalizzato il mercato del gas. Abbiamo separato la Snam dall’Eni. Abbiamo aperto il mercato del credito. Abbiamo sbloccato attraverso il Cipe 50 miliardi di euro di opere pubbliche strategiche...».

Qual è il suo statista di riferimento? «Per quanto riguarda l’Italia è la combinazione tra Luigi Einaudi e Alcide De Gasperi. Apprezzo anche don Luigi Sturzo. A livello internazionale, penso a Winston Churchill».

Qualcuno, però, dice che per l’Italia ci vorrebbe una Thatcher... «Ogni esperienza politica va collocata nel suo contesto storico. Alla fine degli anni Settanta all’Inghilterra serviva una Thatcher. Alla Germania di 14 anni fa uno Schroeder. Oggi all’Italia serve una nuova classe politica che sappia fare a fondo i cambiamenti che servono».

Perché è così difficile riformare l’Italia? «Per ora è mancata la giusta combinazione di competenza, di coraggio e di leadership. E di amore per il nostro Paese».

Massimiliano Mingoia massimiliano.mingoia@ilgiorno.net