
Coronavirus, operazioni di preparazione in una scuola (Alive)
Milano, 25 agosto 2020 - E' iniziato il conto alla rovescia per il ritorno a scuola, dopo lo stop dovuto all'emergenza sanitaria. Quello in procinto di partire non sarà comunque un anno scolastico come tutti gli altri. Si dovrà ancora fare i conti con il virus e la ripresa arriva in un momento in cui si sta verificando un forte incremento dei casi, sebbene la situazione ospedaliera sia ancora ampiamente sotto controllo. A parlare, rispondendo ad Adnkronos Salute, è Laura Bertolotti, 61 anni, pediatra con un passato da medico scolastico, funzione esercitata in scuole materne dell'hinterland milanese dal 1986 al 1996- "Sarà un anno critico" quello che si sta per aprire con il ritorno fra i banchi di scuola in tempi della Covid-19.
"Quante volte si attiverà la procedura prevista per i casi sospetti? Nei primi anni di scuola il bambino si ammala infinite volte. Non so come si possa gestire una cosa del genere. Ma se, forse, reintrodurre il medico scolastico potrebbe non essere necessario, riprendere il concetto di educazione sanitaria nelle scuole quello sì, potrebbe avere un senso", spiega la pediatra. "Il problema - aggiunge - è: quanti ne incontreremo con raffreddore o febbre? Con l'ipotesi coronavirus Sars-CoV-2 si attivano le procedure e la questione passa al referente Ats, non credo che il medico scolastico possa essere un valore aggiunto. Ma fornire educazione sanitaria ai genitori a mio avviso può essere utile", riflette l'esperta che nelle vesti di medico di supporto per un asilo nido privato di Pavia ha svolto anche questa attività.
"Potrebbe avere un senso che l'Ats si attivi con medici referenti che vadano a parlare agli studenti e anche ai genitori in maniera capillare. Per esempio - osserva - contro i virus respiratori abbiamo un'arma tanto potente quanto sottovalutata: lavarsi le mani. E' un gesto semplice con il quale si risolvono tantissimi problemi". Ma in realtà "non entra molto nella mentalità delle persone. Eppure è molto semplice educare anche i bimbi" su una corretta igiene delle mani. "Raggiungere con questo messaggio i genitori, consigliando loro di farlo in tante occasioni per se stessi e per i loro piccoli, potrebbe aiutare. Vanno dati degli input, poche informazioni precise. Anche l'Organizzazione mondiale della sanità non fa che ripetere che una delle misure più importanti per la prevenzione di infezioni delle alte vie respiratorie è lavarsi le mani. A volte uno le pensa tutte e poi una cosa semplice come questa, il più delle volte dimenticata, può fare davvero la differenza". Insegnando ai più piccoli come farlo, strofinando accuratamente palmi, dorso, dita delle manine e risciacquando bene.
Era un servizio, quello della medicina scolastica, che si svolgeva tra il consultorio e gli istituti. "La vigilatrice d'infanzia mi accompagnava in entrambi, sia nelle ore di consultorio che quando andavo fisicamente nelle scuole, alcune delle quali avevano un mini ambulatorio. Nel nostro piccolo si aveva il controllo della situazione, seguivamo i bambini anche da un punto di vista nutrizionale e della crescita, in un periodo in cui c'era bisogno di una figura per questo tipo di prevenzione. Anche nei consultori adesso l'attività è diversa", sottolinea la dottoressa. Tutto è cambiato da quando, spiega Bertolotti, "la pediatria di base ha assunto questi compiti con le visite filtro", per le quali i camici bianchi dei bimbi vengono retribuiti. "E in Italia penso che funzioni molto bene, rispetto a Paesi in cui questo servizio non raggiunge tutti così in forma gratuita. Forse oggi questo tipo di prevenzione da parte del medico scolastico sarebbe un doppione. Ha avuto un grande significato a quei tempi".
In chiave anti-Covid-19 rispolverare il medico scolastico "sinceramente non so quanto possa essere utile, non potendo fare diagnosi. Non credo aggiungerebbe niente", riflette. La dottoressa ricorda d'altro canto l'importanza di un camice bianco a presidiare le scuole. "Io lavoravo in zone di periferia, dove c'erano bimbi magari poco seguiti, con genitori che lavoravano e l'assenza di un hummus familiare a far loro da sostegno. In questi contesti il medico scolastico aveva un ruolo importante".