Coronavirus: "Io, italiano a Londra, trattato come un pazzo"

Giacomo studia alla Kingston University: ha chiesto lezioni online ed è stato indirizzato dallo psicologo. Intanto il contagio cresce in Uk

Giacomo Contini, 22 anni, sta seguendo un master di Business Management

Giacomo Contini, 22 anni, sta seguendo un master di Business Management

Milano, 15 marzo 2020 - «Mi hanno indirizzato allo sportello psicologico, come se fossi un matto che grida per strada di stare attenti al virus". Lui è Giacomo Contini, milanese di 22 anni. In questo momento si trova in Inghilterra, dove sta seguendo il master in Business Management alla Kingston University di Londra. Qui, nonostante i casi di coronavirus stiano crescendo giorno dopo giorno (quasi seicento quelli accertati, ma il premier Boris Johnson ha ipotizzato un numero di contagiati almeno dieci volte superiore) il Governo non ha assunto misure stringenti; per intenderci: bar e locali restano aperti, così come le università, a meno che non si riscontrino casi tra studenti, personale o professori. "Sembra che non ne vogliano parlare per non allarmare le persone. Allora ho mandato una mail al rettore dell’università chiedendo di attivare i corsi online e di posticipare gli esami...".

Cosa le hanno risposto? "Mi ha telefonato il rettore in persona per tranquillizzarmi; credono che sia preso dal panico, forse perché sono italiano. In ogni caso mi hanno confermato che non ci sono stati contagi in università, quindi si va avanti così; valuteranno la situazione tra una settimana. Per ora la regola è che si chiude solo in presenza di casi positivi, come ha fatto Oxford. Ma nessuno qui ha subito un tampone, per questo le ritengo affermazioni gravissime. Poi mi ha girato il link del loro psicologo".

Quando è previsto il suo esame? "Mercoledì. Lunedì, intanto, riprenderanno le lezioni, molti ci andranno: io no, resto a casa. Purtroppo sono stati attivati solo due corsi online sui sei che seguo".

Ha paura? "Temo che tra due settimane la situazione qui sarà uguale a quella italiana. Con la differenza che gli inglesi si stanno muovendo con molto ritardo rispetto a noi. Se decideranno di posticipare gli esami cercherò di tornare prima che chiudano tutti i voli. Alcuni sono già saltati; l’ambasciata italiana in questo senso sta facendo un gran lavoro per tenerci informati".

Ha notato un atteggiamento diverso nei confronti degli italiani? "Quando mi presento mi chiedono subito da quanto tempo sono qui. E spesso ho subito battutine sul virus a lezione, anzi quasi tutti i giorni. Ma non ci faccio troppo caso. Però con spagnoli e francesi noto un approccio diverso, nonostante nei rispettivi paesi stiano vivendo una situazione tragicamente simile".

I londinesi sono spaventati dall’epidemia? "Dopo il discorso di Johnson ("Molte famiglie perderanno i propri cari", ndr) la percezione è cambiata. In un certo senso è cresciuto il panico e dai supermercati sono spariti amuchina, pasta e scatolette. Ma nel contempo la gente affolla i pub e gli eventi. Si comportano in modo contraddittorio. La maggior parte delle persone, però, considera il coronavirus un fenomeno tutto italiano, che non riguarda l’Inghilterra".

E lei? Come vede quello che sta accadendo in Italia? "Anche la mia percezione dell’epidemia è cambiata con il passare dei giorni. All’inizio vivevo la mia vita quasi normalmente. Poi, quando ho sentito che Conte aveva chiuso l’Italia, mi sono informato soprattutto della salute di famigliari e amici. È stato con l’ultimo decreto del Governo che ho capito quanto la situazione fosse grave. E nello stesso momento ho realizzato che sarebbe successo anche qui".  

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