
Milano, 25 maggio 2020 - Una reazione "irrazionale" ha portato a individuare nella comunità cinese il capro espiatorio dell’epidemia. Un elemento che può spiegare la "resistenza psicologica" a frequentare bar cinesi secondo Gianluca Castelnuovo, professore di Psicologia clinica all’università Cattolica e ricercatore all’Istituto Auxologico Italiano.
Professor Castelnuovo, secondo lei si è scatenata la "sinofobia" sotto la Madonnina?
"Si può parlare di sinofobia, di paura irrazionale dei cinesi, solo per qualche caso. La maggior parte della popolazione ha sviluppato una resistenza psicologica nei confronti delle loro attività".
Scatenata da cosa?
"Per capirlo serve una premessa: la nostra mente non ragiona in maniera logica ma psicologica. Oltre alla parte razionale agisce in noi quella emotiva. La nostra testa ha associato, dall’inizio dell’epidemia, il concetto di “pericoloso” a quello che era legato alla Cina: anche se Wuhan era lontana, questo pensiero ha coinvolto le attività asiatiche nel nostro territorio. Fra gennaio e febbraio c’erano stati episodi di insulti razzisti nei confronti della comunità cinese che era diventata il capro espiatorio della malattia. La mente umana ha bisogno di capri espiatori. Se conosce il nemico può attribuirgli tutte le colpe e organizzare una difesa; in alternativa va in crisi. È una reazione psicologica, irrazionale, emotiva: e qualcuno è rimasto legato a questa equivalenza virus uguale Cina. A ciò si aggiunge forse l’elemento patriottico, la preferenza concessa ad attività italiane per fare ripartire l’economia. Il pericolo cinese però non ha senso razionale".
Perché?
"Le attività cinesi sono state le prime ad attrezzarsi, adottando protocolli sanitari molto rigidi. I locali asiatici sono sicuri quanto quelli italiani, con separazione di entratauscita, gel, barriere di plexiglas, mascherine".
Come “guarire“ dalla resistenza psicologica?
"Chi ha sviluppato una vera e propria paura per l’Estremo Oriente avrebbe bisogno di un aiuto psicologico. Per superare la resistenza le persone devono sperimentare con gradualità il ritorno in un’attività cinese. Curiosando e osservando i dettagli, senza l’obbligo di acquisto in una prima fase. Così ci si potrà sincerare delle precauzioni degli esercenti cinesi verso il cliente. Superando la diffidenza si potrà essere spinti a fare un primo acquisto fino a tornare ad avere una completa fiducia".