
Affollamento in strada nella zona di via Lecco coinvolta nell’ordinanza che impone di chiudere i dehors all’1.30 nel fine settimana e a mezzanotte nei giorni feriali
Facile dire "chiudete i dehors", il problema è far sloggiare la clientela “incollata“ ai tavolini. Notte fra sabato e domenica, secondo giorno di “coprifuoco“ in Porta Venezia. I gestori di via Lecco iniziano dalla 1.15 a fare opera di “moral suasion“, invitando gli avventori a trasferirsi all’interno. Ma dentro non viene quasi nessuno: le persone rimangono in strada o se ne vanno altrove, verso altri lidi. Hanno quasi tutti gli occhi un po’ sgranati, perché i più nulla sanno dell’ordinanza comunale che chiude i plateatici nel weekend alla 1.30. "Perché? In Austria si va avanti a fare party fino alle 5, alla 6, alle 7 del mattino" dicono in coro tre giovani turisti stranieri, piuttosto alticci, fuori dal “Leccomilano“.
Come spiega il personale con pazienza mirabile per i locali non si tratta di libera scelta, ma di obbedire a un provvedimento firmato martedì dal sindaco Beppe Sala che stabilisce nelle aree di via Melzo, Lazzaretto e Porta Venezia/Oberdan (dal 20 ottobre per 30 giorni) il divieto di utilizzo dei dehors dalle 1,30 in avanti nel fine settimana (e dalla mezzanotte in poi nei giorni feriali) per "tutelare la tranquillità e il riposo dei residenti", come spiega una nota del Comune. Gli stessi orari valgono anche per la vendita e somministrazione per asporto di alimenti e bevande.
Le nuove regole della movida riguardano tutte le tipologie di esercizi pubblici, di vicinato, attività artigianali, commerciali e distributori automatici. Il commercio itinerante inizia lo stop alle 18. Per chi non rispetta i paletti sono previste sanzioni pecuniarie, lo stop per alcuni giorni dell’utilizzo del dehors, e, in caso di reiterazione, la sospensione dell’attività commerciale. Non si scherza. Fra gli avventori Augusto Mirabile, architetto 50enne, scuote la testa definendo "algida e punitiva la nuova regola, visto che riguarda solo questa zona. Le proteste dei residenti? Consiglio a loro, da addetto ai lavori, di dotarsi di finestre insonorizzate e tenersi le case che continuano a crescere di valore. In via Castaldi le quotazioni raggiungono gli 8mila/9mila euro al metro quadro". Secondo Davide D’Occhio, legale trentenne, dietro le scelte comunali non è da scartare "l’ipotesi di disegno più ampio per ricollocare la movida in altre zone della città, come NoLo, favorendo la restaurazione in questo quartiere della sua tradizionale funzione residenziale".
I gestori dei locali del Rainbow District sono ligi alle regole ma masticano amaro. "Nel mio locale all’interno non c’è neppure lo spazio per un tavolino. D’ora in avanti sono costretto a chiudere alla 1.30 venerdì e sabato. E un mio dipendente full time passerà al part time. Sono deluso: si è scelto di non fare distinzione tra chi rispetta le regole e chi no " afferma Gabriele Strazio, 30enne titolare del "Lola" di via Tadino.
Perplessi sono anche i gestori di altre attività che non appartengono all’associazione arcobaleno. "Come imprenditori siamo colpiti allo stesso modo, quindi viaggiamo sulla stessa lunghezza dell’onda. Penso che stia diventando sempre più difficile gestire un pubblico esercizio in una zona centrale di Milano" commenta Alberto Paone, 36enne titolare di "Pirati Poeti" di via Palazzi. "A noi l’ordinanza tocca poco, visto che chiudiamo all’una. Temo però che non abbia alcun effetto deterrente nei confronti dei problemi di sicurezza e delinquenza che sono la vera fonte della malamovida" conclude Davide Pascale, 49enne titolare di “El Paso del Los Toros“ di via Palazzi, il primo ristorante argentino a Milano aperto dal 1992.