MARIA RITA
Cronaca

Contro la follia del "vincere oppure morire"

Maria Rita

Parsi

A distanza di 77 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, laddove le bombe scaricate su Hiroshima e Nagasaki, dimostrarono di quale distruttività, oggi potenziata infinite volte di più, è capace il nucleare, se ne prospetta una terza. Da sempre annunciata come estrema collettivamente distruttiva calamità. Per evitarla, oltre a pregare, mobilitando tutte le possibili energie del bene, bisognerebbe attivare tutte le risorse che le scienze umane mettono oggi a disposizione di chi si arroga il potere e il diritto di decidere della vita degli esseri umani e, dunque, di chi comprende che il mondo non può essere governato da narcisisti maligni il cui letale progetto è "vincere o morire!". Un’impresa omicidiaria e suicidiaria adottata dai molti folli ai quali è stato ed è permesso di gestire le sorti di individui e di popoli. Basterebbe leggere attentamente, traendo spunto dalle biografie e dalle esternazioni di tanti leader, la “pasta Malefica” con la quale hanno edificato il loro successo. Così, il Putin che minaccia di utilizzare il nucleare per mettere in ginocchio il nemico, è un personaggio che ieri ha compiuto 70 anni, cresciuto tra le rovine di Sanpietroburgo, iperbombardata durante la seconda guerra mondiale e la cui madre, svenuta tra le macerie per la fame e scambiata per morta, rischiò di essere sepolta viva in una fossa comune. Fosse comuni come quelle che oggi accolgono le vittime della guerra scatenata contro l’Ucraina. È il Putin che ha raccontato l’episodio dell’enorme topo che, nel corridoio della “casa-ricovero” dove, da sfollati, veniva da lui rincorso e messo all’angolo per essere ucciso. Quel topo, “con le spalle al muro” reagì aggredendolo. E, allora, toccò al Putin bambino essere rincorso e scappare, per non soccombere ai suoi morsi. Io credo che questo episodio, rimasto così impresso nella psicopatica memoria del Putin adulto, sia la chiave di lettura di quel che ora il dittatore russo sta facendo, mettendo a rischio le sorti dell’Umanità con la minaccia del nucleare. Il Putin attuale è sia colui che mette il “topo- Ucraina” con le spalle al muro; sia colui che deve battere in ritirata il “topo-Ucraina” perché reagisce e lo insegue. Ed ora che farà l’ottimo Putin? Si rinchiuderà nella stanza della famiglia di sfollati con il peso del ricordo dei tanti morti, russi e ucraini, che la sua follia ha determinato in nome della Madre Russia o uscirà di nuovo dalla stanza per uccidere il topo con un’arma letale, capace di far fuori tutto il condominio di sfollati? Chissà! Al folle dittatore, ai suoi complici e a tutti quelli che si arrogano il diritto di decidere della vita degli esseri umani sul nostro Pianeta, consiglio di utilizzare il patrimonio delle scienze umane, della psicanalisi, della Neuropsichiatria. E di vedere il film di Alain Resnais “Mon Oncle d’Amerique” e “L’uovo del serpente” di Ingmar Bergman, qualcosa si spera, potrebbero, forse, capire! Anche se il credo del narcisismo maligno del “io morirò ma morirete tutti” da cui sono affetti, potrebbe non trarne alcun beneficio!