Consumo di suolo nel Milanese: Sesto è "maglia nera"

Nella classifica di Ispra, con il 68,8% l’ex Stalingrado d’Italia supera persino il capoluogo regionale. Virtuosa invece la piccola Besate

Il suolo consumato

Il suolo consumato

Sesto San Giovanni (Milano) - L’ex Stalingrado d’Italia è la città che se la passa peggio nell’hinterland per consumo di suolo: il 68,8% del suo territorio è occupato da case, strade, parcheggi, capannoni, supermercati, un reticolo che rischia di soffocarla per Ispra, l’istituto superiore di protezione ambientale che ha stilato la classifica del mattone sui dati 2020-2021. Le fa da contraltare la minuscola Besate, poco più di duemila anime, il centro più virtuoso della provincia con appena il 5,8%, 74 ettari totali, occupati dal cemento, contro gli 806, quasi 10 volte tanto, di Sesto San Giovanni che supera persino Milano in senso relativo. Nel capoluogo il cemento ha sostituito il verde per il 58,2% dello spazio.

In situazione critica ci sono anche altri pezzi consistenti di Nord e Sud Milano: Corsico con il 65,8% (353 ettari) pieni di edifici e asfalto e Cusano, che la tallona, 65,5% (202 ettari). Seguono, Baranzate, Cologno Monzese, Paderno e Cinisello, tutte sopra il 60%. Oltre la metà, invece sono Cormano, Novate, Lainate e Rho. Qui, secondo la ricerca Ispra, ogni abitante ha a disposizione 50 metri quadrati di aree verdi naturali: "Uno spazio decisamente basso, quindi è sempre più importante preservare il residuo". Il problema è "aumentare la quantità di aree verdi annullando le previsioni di espansione: piantare alberi è più semplice che rinaturalizzare aree già utilizzate".

C’è chi ha già dato il buon esempio. Sotto il 10% di consumo di suolo sono Vernate e Noviglio, mentre fra 10 e 20% c’è una grossa fetta trasversale, distribuita in tutte le zone, da Rosate e Zibido, a Casarile e Locate. Ma anche chi invece è agli antipodi, Binasco, 7 mila abitanti, è maglia nera con un incremento di 6,1 rispetto al 2020: qui il costruito occupa quasi il 40% della superficie totale, pari a 152 ettari, un anno fa erano 146. La fotografia dell’Istituto superiore per la ricerca ambientale lascia poco spazio all’interpretazione: la cementificazione di aree verdi continua ad avanzare. E neppure con le restrizioni sulla produzione industriale e sugli spostamenti imposti dalla pandemia città e borghi hanno smesso di inghiottire terreno vergine. Tanti, però, anche i Comuni che nell’ultimo anno non hanno consumato suolo, da Corsico a Vimodrone, a Inzago, Pozzo, Colturano e Pantigliate: si sono aperti cantieri, ma solo su aree dismesse. Gli scenari tracciati dal dossier non sono rosei: "Siamo molto lontani dagli obiettivi dell’Agenda 2030, al ritmo attuale per arrivare al consumo zero serviranno 30 anni". Consumo di suolo, Ispra: Como la più virtuosa, ma la maglia nera resta alla Lombardia

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