Non puoi non notarli se arrivi all’incrocio con viale Tunisia percorrendo corso Buenos Aires in direzione Loreto: i sette monitor luminosi sono installati al primo piano dello stabile d’angolo, sopra le insegne del negozio Naima, e rimandano messaggi pubblicitari di noti marchi di profumi e cosmetici. Ora si scopre che quegli schermi che coprono una superficie complessiva di circa 45 metri quadrati sono al centro di un contenzioso legale tra i titolari del punto vendita e il Comune.
Per l’amministrazione, i monitor piazzati a un’altezza di 4,30 metri da terra vanno rimossi perché troppo vicini ai semafori che regolano la circolazione, “con conseguente pericolo per la sicurezza stradale”. Non la pensano così i giudici del Tar, che nei giorni scorsi hanno accolto il ricorso della società Carlotta srl contro il provvedimento di diniego di Palazzo Marino. Andiamo per ordine. Il 28 marzo 2023, l’azienda presenta all’Unità servizi pubblicitari una Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) per l’installazione di undici monitor (sette al primo piano e quattro al piano terra) sulle finestre dell’edificio di viale Tunisia. Una settimana dopo, gli uffici dell’amministrazione rispondono con una diffida, visto che mancano alcuni documenti.
L’11 aprile gli atti arrivano, ma il 15 maggio il Comune, sollecitato da un residente, invita la società a spegnere gli impianti entro le 23 e a mantenere un livello di “intensità e irraggiamento luminoso tale da non produrre forme di inquinamento ambientale”. Il 10 luglio, ecco il parere della direzione Mobilità, che dà il via libera ai pannelli al piano terra e blocca quelli in alto per i rischi legati ai possibili disturbi ottici per gli automobilisti. Il 12 settembre, il Comune chiede ai titolari di inviare foto che dimostrino la mancata installazione o “l’intervenuta rimozione dei monitor”.
A quel punto, Carlotta srl si rivolge al Tar, che concede la sospensiva cautelare in attesa dell’udienza di merito. Il Comune risponde con un nuovo provvedimento che riprende in toto il vecchio. Una modalità di azione ritenuta illegittima dal collegio presieduto da Marco Bignami: per i giudici, l’amministrazione si sarebbe mossa fuori tempo massimo, limitandosi peraltro a replicare quanto disposto nei mesi precedenti. Conclusione: i monitor restano lì dove sono. Fino a nuovo ordine.