
Un reparto di maternità (Newpress)
Milano, 26 settembre 2014 - Cognome paterno obbligatorio per i figli? Macché. La Camera dei deputati ha appena approvato una proposta di legge che abolisce l’obbligo e lascia la libertà di scelta ai genitori. Che significa? Che un figlio potrà avere solo il cognome del padre, solo quello della madre o entrambi i cognomi, al momento della registrazione anagrafica della nascita. In caso di mancato accordo tra i genitori, invece, il nome del figlio sarà affiancato da entrambi i cognomi, in ordine alfabetico, senza alcun privilegio di partenza per il padre. In attesa del «sì» anche del Senato, il Comune commenta in maniera estremamente positiva la novità normativa. L’assessore ai Servizi civici Franco D’Alfonso sottolinea: «Il sì della Camera è un primo passo nel percorso del raggiungimento della parità di genere anche a livello burocratico e anagrafico». Un percorso – ricordano in via Larga – che il Comune ha già imboccato, in particolare con il registro delle unioni civili. In questo caso, però, non si parla di coppie di fatto, etero o omosessuali, ma di nascite e figli. D’Alfonso auspica che «il secondo passo, l’approvazione della legge da parte del Senato, arrivi in tempi rapidi: questa normativa rispecchia il cambiamento sociale nel modo di intendere il concetto di famiglia».
Un cambiamento sociale che hanno riscontrato anche all’Anagrafe milanese negli ultimi anni. Il direttore del settore, Andrea Zuccotti, conferma: «Nell’ultimo periodo le richieste di informazioni da parte dei cittadini per far aggiungere il cognome materno al figlio sono aumentate sempre di più». Richieste di informazione, nulla di più. Il Comune, infatti, non ha alcun potere di modificare il cognome, e neanche il nome, di un neonato. Le richieste in questo senso vanno indirizzate alla Prefettura. Almeno finché non sarà approvata la nuova legge sopradescritta. In quel caso i genitori potranno decidere quale cognome assegnare al proprio figlio di comune accordo e, in assenza di intesa, senza nessuna corsia preferenziale per il padre. Un segnale dei tempi che cambiano.
Come funziona, per ora, l’assegnazione dei cognomi ai figli? Ci sono vari casi da prendere in considerazione. Partiamo dalle coppie legalmente sposate. In questo caso al figlio viene assegnato in automatico il cognome del padre. Lo dice la legge. Nel caso di figli naturali nati fuori dal matrimonio, funziona in modo un po’ diverso: se il neonato è stato riconosciuto solo dalla madre, gli viene assegnato il suo cognome. Se il riconoscimento paterno, però, arriva entro pochi giorni o settimane dalla nascita, il cognome del figlio sarà quello del padre. Se tale riconoscimento è più tardivo (mesi o anni), invece, il minore avrà il doppio cognome: quello del padre e quello della madre. L’attuale normativa, in ogni caso, riconosce sempre la prevalenza al cognome paterno, come si è visto. Un’impostazione che la nuova legge punta a scardinare. Alla base del provvedimento che ora sarà discusso a Palazzo Madama, infatti, c’è il principio della libertà di scelta. In caso di sì anche del Senato, comunque, la «rivoluzione dei cognomi» dovrà attendere ancora un po’. Per attuarla, infatti, sarà necessario un regolamento che dovrà adeguare l’ordinamento dello stato civile. Un regolamento che il Governo dovrà adottare entro un anno al massimo dall’approvazione della legge.
massimiliano.mingoia@ilgiorno.net