MARIANNA VAZZANA
Cronaca

L’ex procuratore dei minori: “Niente carcere per i bambini. L’unica arma è la prevenzione”

Milano, Ciro Cascone e il caso dei ragazzini rom che con un’auto rubata hanno travolto e ucciso Cecilia De Astis

Ciro Cascone per 20 anni è stato ai vertici della Procura del Tribunale dei minori di Milano

Ciro Cascone per 20 anni è stato ai vertici della Procura del Tribunale dei minori di Milano

Milano, 14 agosto 2025 – “Uno dei pochi baluardi di civiltà che ci sono rimasti è il non mandare i bambini in carcere. Ora, sull’onda dell’emotività, si invocano misure restrittive per quanto accaduto a Milano e ci si stupisce del fatto che quei ragazzini rom (i quattro minorenni tra cui una bimba tra gli 11 e i 13 anni che hanno rubato un’auto con cui poi è stata travolta e uccisa la 71enne Cecilia De Astis, ndr) siano stati riaffidati alle famiglie e non allontanati dai genitori, senza disporre per esempio l’ingresso in comunità. Ma negli ultimi anni gli strumenti a disposizione sono cambiati: le ultime riforme della giustizia minorile pendono a tutela degli adulti (motivo per cui è più complesso disporre allontanamenti) più che dei minori. Un cambio di passo dopo Bibbiano”.

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Un'immagine di Cecilia De Astis tratta dal suo profilo Facebook

A dirlo è Ciro Cascone, per 20 anni ai vertici della Procura presso il Tribunale dei minori di Milano e oggi procuratore Avvocato Generale alla Corte d’Appello di Bologna.

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Cosa succederà ai bambini che hanno investito Cecilia De Astis? Le ipotesi: allontanamento dalle famiglie e comunità protetta

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In un caso del genere non sarebbe stato possibile agire altrimenti?

“Allontanare un minore da una famiglia è sì possibile ma richiede un procedimento molto più lungo rispetto al passato, anche recente. Non esiste uno “strumento d’emergenza” per casi particolari come questo. Sono sicuramente applicabili le cosiddette misure rieducative il cui procedimento è cambiato proprio lo scorso anno: il nuovo articolo 25 del regio Decreto legge 1404 del 1934 (oggetto di modifiche e aggiunte già nel 1956 e nel 1977, ndr) attribuisce al Tribunale per i Minorenni la competenza a intervenire per avviare “progetti educativi“, procedimenti amministrativi rieducativi che richiedono tempo, un percorso specifico, nel corso del quale è possibile anche un allontanamento dalla famiglia con collocamento in comunità, ma non in emergenza. Anche la modifica dell’articolo 403 del codice civile (che regola l’intervento della pubblica autorità a favore dei minori in situazioni di emergenza, ndr) ha irrigidito le procedure. Tutto questo da un lato tutela le famiglie, il mondo adulto, ma dall’altro allunga le tempistiche in situazioni di emergenza. Senza contare un altro grosso problema: le comunità non sono sufficienti. Ci sono ragazzi che aspettano mesi prima di potervi farvi accesso, nonostante le misure dei giudici”.

È possibile prevenire?

“La prevenzione è l’unica arma. E si fa con la scuola e con i Servizi sociali. Sembra scontato ma serve una mappatura, un censimento, anche di chi sosta in una città per alcuni mesi, anche di chi vive in un insediamento abusivo. Perché la persona non è mai “abusiva”.

La scolarizzazione è il primo passo. Ma nello stesso tempo ci vogliono risorse, che sono investimenti sociali per il futuro, affinché la frequenza scolastica sia reale; quindi, occorre dare strumenti ai Servizi sociali e far intervenire l’autorità giudiziaria se dei bambini non vanno a scuola. Altrimenti sono destinati a diventare delle “schegge impazzite”. E dove si educano, a quel punto?”.

In questi giorni c’è anche chi punta il dito contro l’età imputabile...

“Un minore di 14 anni non è imputabile, e questo è un dato oggettivo. Questo è stabilito nel Codice penale del 1930, che fissa il limite di età per essere ritenuti penalmente responsabili di un reato a 14 anni. Non era certo un legislatore “buonista”, stiamo parlando del codice Rocco nato 95 anni fa. Una logica c’è: a quell’età sono immaturi, sono per certi versi ancora “bambini”. E siamo sicuri di voler mandare dei bambini in carcere? Carceri già sovraffollate di adulti... Fortunatamente i reati commessi da minori di 14 anni sono a livelli bassi, paragonati alla situazione degli altri Paesi, e nella maggior parte dei casi si tratta di furti. Questo di Milano è un caso eccezionale, che ha messo in luce tutta la complessità del sistema”.