MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Alfina, la mamma ciclista, quinta vittima dei mezzi pesanti: “Basta morti sulle nostre strade”

La donna abitava a meno di un chilometro dal luogo dell’impatto Per lei in cento hanno bloccato piazza Durante. Oggi sit-in a Loreto

Nel riquadro a destra, la vittima Alfina D'Amato

Nel riquadro a destra, la vittima Alfina D'Amato

“Alfina investita e uccisa? Non ci posso credere". Si volta verso il cortile e d’istinto controlla se la bici bianca con il cestello nero è al suo posto. "Non c’è". Poi scuote la testa. "Mi dispiace tanto. Non ci parlavamo quasi mai. Ma avevamo in comune una cosa: ci spostavamo in città usando solo la bicicletta". Parla un vicino di casa di Alfina D’Amato, la donna di 60 anni travolta da una betoniera mentre era in sella alla sua dueruote ieri alle 9.20 in piazza Durante. Abitava nella zona, a 850 metri dal punto dell’incidente.

Originaria di Salerno, viveva a Milano da tanti anni. Stando a quanto raccontato da alcuni conoscenti, come ogni giorno ieri era uscita per andare al lavoro in bicicletta. "Si arrangiava con lavori saltuari". Adesso si occupava di pulizie per un “Service cleaner”, come aveva scritto lei stessa sul suo profilo Facebook, al Politecnico di Milano. Tra le informazioni si legge che aveva studiato all’Istituto Caterina da Siena di viale Lombardia e poi Grafica pubblicitaria.

"Mi dispiace tanto per suo figlio: aveva un ragazzo adolescente (di 14 anni, ndr). E anche per il suo compagno naturalmente. Insieme a questa vita si è spezzata una famiglia". Sui profili social di Alfina, tante sono le foto ricordo di momenti spensierati che aveva voluto condividere con il mondo, come gite in compagnia dei suoi cari o vacanze al mare. In diversi scatti è in sella alla bici. “Quella” bicicletta bianca con il cestello nero. "Alfina era una persona speciale: dolcissima, sempre sorridente e affabile con tutti", dice un’amica.

Il vicino di casa, ciclista, affronta poi l’argomento ciclabili: "Purtroppo in città non ce ne sono abbastanza e, quelle esistenti, sono continuamente invase da veicoli". Parla in particolare dei “corridoi“ delimitati da strisce dipinte sull’asfalto. "In viale Monza e in corso Buenos Aires io trovo sempre ostacoli. Una volta mi è capitato di finire contro lo sportello di un taxi, proprio in corso Buenos Aires: l’auto si era fermata al confine tra la pista ciclabile e lo spazio per le auto e io sono passato proprio quando il cliente del taxi ha aperto la portiera. Non ho avuto il tempo di frenare e l’impatto è stato inevitabile. Si è rovinato lo sportello ma io ero la parte offesa, tanto che mi è stato riconosciuto un risarcimento del danno, visto che l’incidente è avvenuto sulla ciclabile. Per fortuna, a parte qualche acciacco, non ho avuto danni fisici. Per Alfina purtroppo non è stato così".

Ieri alle 19, in suo onore, un centinaio di cicloattivisti milanesi hanno bloccato piazza Durante ripetendo la frase che urlano da mesi: "Basta morti sulle strade". Questa mattina, alle 8, nuovo sit-in in piazzale Loreto per dire "Stop ai camion". Il programma prevede di lasciare le bici a terra, in strada, e di posizionarsi sul prato con cartelli e striscioni . Alfina è la quarta ciclista investita e uccisa a Milano da un mezzo pesante dall’inizio dell’anno. La quinta da novembre. Tutti presi in pieno “nell’angolo cieco“ che resta fuori dalla visuale dell’autista durante la svolta.

Una strage che non si ferma: il mese scorso, l’8 maggio, era toccato al cinquantaquattrenne cinese Li Tianjiao, preso in pieno in via Comasina da un tir. Anche lui, cuoco in un ristorante in zona stazione Centrale, stava andando al lavoro. Il 20 aprile in corso di Porta Vittoria è morta invece Cristina Scozia, di 39 anni, mamma di una bambina di 6, personal trainer e massaggiatrice olistica, investita da una betoniera. Mentre il 1° febbraio in piazzale Loreto ha perso la vita un’altra mamma, Veronica D’incà, di 38 anni, laureata in economia e manager di un’azienda. Travolta dal camion di una ditta di traslochi. Mentre il 2 novembre scorso è stata investita Silvia Salvarani, di 66 anni, insegnate di yoga, che pedalava sui Bastioni di Porta Nuova. Un’altra vita spezzata da una betoniera.