
Rocco Papalia e la moglie Adriana Feletti
Milano 10 luglio 2018 - Tavolini dentro, tendone arancione con la scritta “Panetteria Caffetteria” tirato su, serranda abbassata. Il Pancaffè di via Lodovico il Moro al 159 è rimasto chiuso da venerdì sera. L’interdittiva antimafia che sta falciando i locali milanesi legati alla criminalità organizzata è arrivata anche qui. Con gli stessi motivi: legami, intrecci, relazioni. Qua si parla di ‘ndrangheta, quella che Rocco Papalia, il marito della proprietaria, ha portato insieme ai fratelli Antonio e Domenico (ergastolani) dalla Calabria alle porte di Milano.
Dietro il bancone del Pancaffè c’è Adriana Feletti, 64 anni, proprietaria al 99% del locale. È la moglie di Rocco Papalia, 67 anni, uscito dal carcere di Secondigliano dopo 25 anni di reclusione con accuse pesanti: l’omicidio di Giuseppe De Rosa, ammazzato nel 1976 davanti alla discoteca Skylab, sequestri, droga, associazione a delinquere e armi. La «socia» della Feletti nel bar, con l’1% delle quote, è la figlia Serafina Papalia, 39 anni, il cui matrimonio con Salvatore Barbaro ha cucito i legami tra le due cosche di Platì (Reggio Calabria). Salvatore, 43 anni, è figlio di Domenico detto “Micu l’australiano”, potentissimo boss morto l’anno scorso a 79 anni.
Anche il marito di Serafina, ancora in carcere, ha precedenti per droga, associazione, estorsione, armi. I Barbaro erano i padroni indiscussi del movimento terra alle porte di Milano, in particolare a Buccinasco, dove ancora vivono: per garantirsi l’egemonia non si facevano scrupoli a intimidire e minacciare chi non gli consentiva di vomitare i rifiuti sotto i terreni. Intrecci, legami, , relazioni famigliari che per il prefetto Luciana Lamorgese sono concrete connessioni con la criminalità organizzata. Che i figli (e le mogli) non paghino le colpe dei padri, si dice. E infatti non è per la parentela con i boss che l’interdittiva ha fatto chiudere la serranda, ma dalla certezza che un’organizzazione complessa come quella della ‘ndrangheta penetra e inquina chiunque sia all’interno, soprattutto se è un parente.
Parente come il cognato (marito della sorella Rosanna) di Serafina: Giuseppe Pangallo, con precedenti per associazione e spaccio (sottoposto a sorveglianza speciale, poi revocata). Soggetti dall’accertata pericolosità, legati a doppio filo alle titolari del locale. Rapporti che proseguono, legano le nuove generazioni. «Al bar ci lavoriamo io, mia figlia e mia nipote – ha raccontato Adriana Feletti, che farà ricorso contro il provvedimento –, mi sveglio alle 5 per aprire. Rocco non lavora, non può venirci ad aiutare, né uscire da Buccinasco (sottoposto alla libertà vigilata, in questi giorni il giudice decide se accogliere la richiesta di inasprimento presentata dal pm Adriana Blasco, ndr). È l’unica nostra fonte di guadagno. Ci è rimasto solo il bar».