Chiude dopo 90 anni Vetrerie di Empoli, storico artigiano di via Montenapoleone: “Resistiti alla guerra, sconfitti dal caro-affitti”

Quasi un secolo di eccellenza, ma il costo del centro di Milano è insostenibile. Franco parentini: “Ci sono più lacrime che bicchieri, ma riapriremo”. I clienti: “Ci mancherete”

Vetrerie di Empoli (al centro, il titolare)

Vetrerie di Empoli (al centro, il titolare)

“Ci sono più lacrime che bicchieri". Franco Parentini allarga le braccia. Sorride, ma non nasconde un filo di rassegnazione negli occhi. Vetrerie di Empoli, 90 anni di storia alle spalle, lascia via Montenapoleone. "Nel 2018 il sindaco Giuseppe Sala venne in visita al mio negozio. Mi disse di resistere. Gli ho scritto una lettera che però non gli ho recapitato. Volevo dirgli che ci ho provato, ma non sono riuscito a mantenere quella promessa fino alla fine. Ora devo lasciare queste mura". L’azienda resta aperta, ma il negozio chiuderà il 13 luglio. L’affitto della bottega artigiana della famiglia Parentini, l’unica ancora presente nella via della moda milanese, è infatti aumentato di quasi dieci volte. "Ormai è impossibile".

Le mura sono di proprietà della Curia. Sei anni fa la firma del rinnovo per altri 12 anni. La nuova proposta del titolare poi, con un aumento di circa il 10%, è stata respinta. I primi segnali si avvertivano già da tempo, eppure "era talmente grande l’affetto, che ho sempre rimandato, sperando di trovare un accordo". Ma l’accordo, dice, "non l’ho mai trovato". Una vetreria che ha resistito anche alla Seconda guerra mondiale: "Le bombe avevano fatto cadere la vetrina del negozio, che allora era in via Meda. Mio padre portò via i cocci rotti e riaprì". Silenzio. "Io ero un bambinotto".

Parentini nella vetreria ci è cresciuto, ora ci lavorano anche la moglie Mara, le figlie Ilaria e Olivia, insieme a 15 dipendenti, inclusi gli artigiani del laboratorio. "Prima eravamo in via Verri, poi in via Borgospesso e infine qui in Montenapoleone". Nel Dopoguerra c’erano "il macellaio, il fruttivendolo, il barbiere, poi pian piano sono scomparsi tutti per fare posto alle ditte di moda. Non c’è spazio per le ditte artigianali. Gli affitti sono impossibili. Vestiti, scarpe, gioielli, i consumi di oggi. Questo negozio era un po’ il fiore all’occhiello della via. I marchi che ci contornano sono tutti più importanti di noi, ma sono tutti uguali".

In questi giorni il negozio svende a metà prezzo i bicchieri di lusso, i lampadari, le ampolle. Il viavai è frenetico. "Sabato c’era la coda fino in strada, le faccio vedere…". Il titolare si fa spazio tra un pavimento di buste eleganti, tantissime, che contengono spedizioni destinate a clienti affezionati, e torna con un quaderno rilegato. "I clienti lasciano il loro indirizzo e-mail, vogliono essere ricontatti per sapere dove riapriremo".

Le pagine sono piene di frasi scritte a mano. "I vostri servizi ricordano casa e le tavole imbandite dei momenti di festa". E ancora: "Ho amato questo luogo da quando ero bambina, quando la mia mamma comprò il primo servizio di bicchieri con bordo d’oro e oggi mi si stringe il cuore che non posso più passare a comprare i bicchieri più belli al mondo". Oppure: "Le Vetrerie di Empoli resteranno sempre un pezzo della storia di Milano e del made in Italy". Parentini mostra le frasi commosso.

Il futuro è ancora incerto. "La nostra clientela è quella che gravita nel centro di Milano. Io posso riaprire, ma devo partire da capo". Resistere e ricominciare. Parentini sembra avere pochi dubbi, questa è la strada. "Ho 15 famiglie sulle spalle, cosa faccio, le lascio a casa tutte? È una cosa che non farei mai", dice, mentre si avvicina a un quadretto stampato, proprio all’ingresso, dove si legge: "È solo il vetro, prima incandescente, poi fragile, trasparente e comunque sempre vivo, che può creare un’atmosfera così magica".

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