La strategia di Chiara Ferragni: una memoria scritta per difendersi nel caso pandoro. Cosa può succedere ora

La scelta dell’imprenditrice per controbattere alle accuse di truffa aggravata e continuata per la vicenda del dolce Balocco e delle uova di Pasqua. Entro dicembre gli inquirenti decideranno se chiedere l'archiviazione o proseguire con la citazione diretta a giudizio

Milano – Una memoria difensiva e non l'interrogatorio per controbattere alle accuse di truffa aggravata e continuata per il caso del pandoro Balocco e le uova di Pasqua Dolci preziosi. E' la strategia scelta dagli avvocati Giuseppe Iannaccone e Maurizio Bana, legali di Chiara Ferragni, dopo che la Procura di Milano ha notificato loro e ai co-indagati l'avviso di chiusura delle indagini preliminari. I difensori si sono incontrati con il procuratore aggiunto Eugenio Fusco e il sostituto Cristian Barilli per un confronto. La copiosa memoria verrà depositata nelle prossime settimane.

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Cosa può succedere adesso

Da quanto si è saputo, i difensori hanno chiesto alla Procura più tempo (rispetto al termine di 20 giorni previsto dopo la chiusura delle indagini) per preparare e depositare la memoria scritta e, dunque, la presenteranno nelle prossime settimane. Gli inquirenti decideranno se chiedere l'archiviazione o proseguire con la citazione diretta a giudizio entro dicembre. Oltre a Ferragni nell'inchiesta, definita ai primi di ottobre, sono indagati anche il suo ex collaboratore Fabio Damato, Alessandra Balocco, amministratore delegato dell'azienda piemontese, e Francesco Cannillo, presidente di Cerealitalia-ID spa.

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Le accuse 

Nelle carte i pm hanno contestato a Ferragni un ingiusto profitto di poco più 2 milioni e 200 mila euro, con i consumatori "danneggiati" attraverso "informazioni fuorvianti", oltre al beneficio per l'imprenditrice di un "ritorno di immagine legato alla prospettata iniziativa benefica".

Le indagini, aperte nel dicembre 2023 dopo la multa inflitta dall'Antitrust alle due società Tbs Crew e Fenice e dopo un esposto in Procura del Codacons, hanno ipotizzato nei confronti di Ferragni e degli altri indagati che nelle operazioni per commercializzare il pandoro e le uova di cioccolato pasquali, tra il 2021 e il 2022, siano state "propalate informazioni fuorvianti", via social e tramite il web, facendo credere che dietro ci fosse uno scopo solidale a favore dei bambini ricoverati all'ospedale Regina Margherita di Torino e a favore dell'associazione "Bambini delle fate".

E, secondo l'accusa, avrebbero omesso di dire, come si legge nell'imputazione, che l'ospedale era già stato destinatario di 50 mila euro da Balocco e l'associazione aveva ricevuto, diluiti in due anni, dall'azienda pugliese circa 36 mila euro, e che non c'era "correlazione (..) tra tale pagamento e i profitti derivanti dalla vendita" dei dolci. 

I legali: “La sua innocenza sarà acclarata”

Nel giorno dell’avviso di chiusura delle indagini i legali dell’imprenditrice digitale avevano sottolineato: “Riteniamo che questa vicenda non abbia alcuna rilevanza penale e che i profili controversi siano già stati affrontati e risolti in sede di Agcm. Avvieremo al più presto un confronto con i pubblici ministeri e confidiamo in una conclusione positiva della vicenda. Chiara Ferragni ha fiducia nel lavoro della magistratura e che la sua innocenza venga acclarata quanto prima”.