Milano, 5 settembre 2024 – “Sto perdendo un sacco di soldi con il blocco delle partite e dei concerti”. 19 febbraio 2021, l’allora capo della Curva Vittorio Boiocchi parla al telefono con Gerardo Toto, che poi verrà arrestato con lui per una tentata estorsione da due milioni a un imprenditore. Il pluripregiudicato, tornato in libertà dopo 26 anni dietro le sbarre, parla dell’indotto “nero” di San Siro, gestito dai leader del tifo organizzato di fede nerazzurra, e dello stop forzato al business sotterraneo dettato dalle regole anti-contagi della pandemia.
In quella conversazione, Boiocchi fa anche i numeri: “Prendo circa 80mila euro al mese tra parcheggi e altre cose, finalmente siamo riusciti a fare una bella cosa con la gestione dei parcheggi, con 700-800 biglietti in mano, due paninari a cui abbiamo fatto avere il posto e che ci danno una somma a ogni partita”. Stando a quanto raccontato dal leader ultrà, il giro d’affari frutterebbe “10mila euro ogni partita”.
L’agguato
Ecco il giro grosso su cui aveva rimesso le mani Boiocchi. Poi, però, i suoi progetti sono stati bruscamente interrotti la sera del 29 ottobre 2022: due sicari in motocicletta lo hanno atteso sotto casa, in via Fratelli Zanzottera a Milano, e l’hanno ucciso a colpi di pistola, per poi sparire nel nulla. Da quel giorno, il potere è passato al suo braccio destro riconosciuto, vale Andrea Beretta, il 49 pluridaspato ora accusato di aver accoltellato a morte il rampollo di ’ndrangheta Antonio Bellocco.
Già, la criminalità organizzata, un elemento che continua a tornare nelle dinamiche di curva. Boiocchi, ad esempio, poteva vantare nel suo lungo curriculum criminale il ruolo di “responsabile delle operazioni finanziarie” di un’associazione a delinquere (di cui facevano parte i fratelli Giuseppe e Stefano Fidanzati) che tra il 1996 e il 1997 avrebbe importato ingenti quantitativi di cocaina dalla Colombia; proprio quel compito gli avrebbe aperto la strada nei contratti con i Mannino e con la mafia del Brenta.
Senza dimenticare i tempi più recenti, quando Boiocchi, il 27 luglio 2020, fu controllato dalla polizia insieme a Vincenzo Facchineri, esponente dell’omonima ’ndrina reggina, e Antonio “Caniggia” Canito, legato al clan barese dei Magrini. Droga ed estorsioni. Boss e trafficanti. Questo era il mondo dello “Zio” Vittorio. Dopo la sua morte, sulla quale le indagini non hanno ancora fatto chiarezza, le cose non sono cambiate su questo fronte.
E prova ne è l’ascesa sempre più impetuosa, almeno a sentire Radio Curva, di Bellocco, che dopo aver scontato la condanna a 9 anni per associazione mafiosa, si era spostato al Nord. E pure in Curva Nord, anche se chi si occupa quotidianamente della galassia che ruota attorno a San Siro fa sapere che allo stadio si è visto pochissime volte, una o due al massimo. Eppure il 36enne originario di Taurianova si faceva vedere spesso al fianco del nuovo leader Marco Ferdico, con foto postate sui profili social a rinsaldare l’amicizia e a mostrarla a tutti.
Che interessi avesse Bellocco al Meazza non è stato chiarito, ma è evidente che il grosso affare dello stadio cui ha fatto cenno Boiocchi prima di morire fa gola a tanti.
Del resto, un’indagine della Digos di qualche anno fa, poi finita con una richiesta di archiviazione, ha evidenziato quanto fosse capillare all’epoca (stiamo parlando del 2019) il controllo degli ultrà: dalla gestione dei biglietti ai legami con gli steward addetti ai tornelli, fino ai parcheggi sotterranei.