Vittorio Boiocchi ucciso, la pista del racket parcheggi dietro la mano dei killer in moto

Si ascoltano testimoni e si cercano video di telecamere. Cinque colpi, due a segno: al collo e al fianco. L’agguato sembra un regolamento di conti collegato al passato criminale dell’uomo: "Tra parcheggi e altro prendo 80mila euro al mese", diceva. Polemiche sui social dopo l'omaggio al ras: "Costretti a lasciare il posto tra minacce e spintoni"

Milano, 30 ottobre 2022 - Continuano le indagini serrate sulla morte di Vittorio Boiocchi, il capo ultras dell’Inter ucciso ieri sera a Milano sotto casa. A sparare sono stati, in base alle testimonianze e alle prime ricostruzioni, due killer a bordo di una moto. Cinque i colpi esplosi, due a segno. L’agguato sembra un regolamento di conti collegato al lungo passato criminale dell’uomo che aveva molti precedenti e condanne definitive per rapina, traffico di droga e sequestro di persona. La polizia sta cercando quindi i due assassini. Tra le piste, quella legata al racket dei parcheggi in zona stadio: "Prendo circa 80mila euro al mese tra quello ed altre cose", aveva detto Boiocchi. Sui social, intanto, è polemica dopo l'"omaggio al ras": molti tifosi costretti a lasciare il posto tra minacce e spintoni. 

Le indagini

Inizialmente non sono state trovate telecamere che possano aver ripreso il fatto di sangue. In seguito, invece, è stata effettuata l'acquisizione di alcune immagini riprese da videocamere della zona del delitto. Boiocchi, 69 anni, oltre 26 anni di carcere alle spalle, è stato centrato al collo e al torace da due dei cinque colpi di pistola sparati dagli assassini mentre stava tornando a casa, alle 19.45, in via Fratelli Zanzottera nel quartiere Figino alla periferia della città. Era sposato e aveva tre figli. Le indagini sono condotte dalla Squadra Mobile milanese, diretta da Marco Calì.

La dinamica

Ad uccidere Vittorio Boiocchi, in base alle testimonianze e alle prime ricostruzioni, due killer che lo hanno freddato nella strada dove abitava, via Fratelli Zanzottera, nel quartiere di Figino, estrema periferia ovest del capoluogo, non troppo lontano dal suo amato stadio di San Siro, dove pare si fosse recato quello stesso pomeriggio e intorno al quale, negli anni, aveva costruito una piccola rete di lucrosi affari illeciti, che si sommavano ad altri, molto più grossi, che portava avanti al di fuori del suo mondo ultras. Seguìto mentre rientrava a casa dalla zona dello stadio, avvicinato nel momento in cui era più solo, da un killer che con calma è sceso da una moto - forse uno scooter - e che gli ha sparato cinque colpi andando a segno tre volte, risalendo poi sul mezzo e fuggendo col complice. Non sembra un agguato da dilettanti, ma un 'lavoro' da professionisti.

Dieci condanne

A carico di Boiocchi c'erano diverse condanne definitive raccolte nel tempo: rapina, traffico di droga e sequestro di persona. Aveva trascorso oltre 26 anni in carcere, l'ultima volta era stato arrestato nel 2021 dalla Squadra mobile milanese che ora indaga sul suo omicidio. Era stato anche raggiunto da cinque anni di Daspo a seguito degli scontri avvenuti dopo Inter-Napoli del 2018, l'occasione in cui morì l'ultras del Varese Dede Belardinelli. Lo scorso maggio la Cassazione aveva bocciato il suo ricorso, motivo per cui doveva restare a due chilometri dallo stadio durante le partite (ma prima del fischio d'inizio e dopo poteva avicinarsi) ed era sottoposto alla 'sorveglianza speciale di pg'. La Squadra mobile, diretta da Marco Calì, lo aveva arrestato nel 2021 dopo averlo sorpreso a bordo di un'auto con una pistola, un coltello, manette, taser e una pettorina della Guardia di Finanza, tutto materiale che è poi risultato essere attrezzatura per commettere un'estorsione

La pista del racket parcheggi

Sulla scrivania degli inquirenti ci sarebbe ache una pista legata al racket dei parcheggi nella zona dello stadio. La frequentazione del mondo dello stadio, infatti, consentiva a Boiocchi di fare affari da decine di migliaia di euro. Lo raccontava lui stesso nell’intercettazioni dell’ultima inchiesta. Questo quanto era emerso: "Prende circa 80 mila euro al mese tra parcheggi e altre cose. Dice che finalmente erano riusciti a fare una bella cosa con la gestione dei parcheggi, con 700-800 biglietti in mano, due paninari a cui hanno fatto avere il posto che gli danno una somma ad ogni partita".

L'omaggio al ras

Le piste seguite sono molte proprio perché Boiocchi aveva avuto attività illecite in molti settori. Dopo che la notizia è circolata, la Curva Nord dell’Inter è restata in silenzio, senza esporre striscioni e intonare cori durante la partita contro la Sampdoria a San Siro. Poi i Boys hanno abbandonano gli spalti - la curva del secondo anello - durante l’intervallo. Una sorta di "omaggio al ras". E oggi, sulla pagina Facebook è apparso un messaggio di cordoglio: "La Curva Nord piange la scomparsa di Vittorio, per tutti 'Lo Zio'. In questi interminabili attimi di buio e dolore è solo tempo di silenzio. Le nostre condoglianze alla famiglia".

Le polemiche sui social

Sono diverse le testimonianze di tifosi e appassionati costretti a lasciare il proprio posto nel settore della tifoseria organizzata. Dopo la scelta di togliere striscioni e tamburi, oltre a dare lo stop ai cori, poco prima del 45esimo i capi dei vari gruppi organizzati hanno lasciato la curva, con il resto dei tifosi che sono usciti nel corso dell'intervallo. Tuttavia, sui social sono spuntate diverse testimonianze di tifosi obbligati a lasciare il proprio posto, invitati anche con le maniere forti. "Non mi capacito di come 8/10 persone abbiamo sgomberato un intero settore con urla, minacce e spintoni", scrive un tifoso interista. "Ho visto bambini piangere e persone venire spintonate perché non volevano andarsene. Io ero con una mia amica e mi è venuto un attacco di panico". Chiamato in causa da un utente di Twitter, il neo ministro dello Sport Andrea Abodi ha risposto: "Grazie per la segnalazione, mi informerò su quanto accaduto".