
Manfredi Catella in Tribunale per l’udienza al Riesame
L’arresto di Giovanni Oggioni aveva provocato un terremoto negli uffici di Palazzo Marino e il panico, dai dipendenti fino ai piani alti dell’amministrazione. Un clima testimoniato da un messaggio che il direttore generale del Comune Christian Malangone invia al fondatore di Coima Manfredi Catella lo scorso 6 marzo, il giorno successivo il blitz che portò ai domiciliari per corruzione l’architetto, segnando un salto di qualità nell’inchiesta. "Manfredi forse perché sei tornato da poco ma sta succedendo il finimondo. Anche su commissione paesaggio", scrive Malangone. Un messaggio che, annotano i pm Marina Petruzzella e Paolo Filippini nella memoria al Riesame, è "importante perché coincide con l’arresto di Giovanni Oggioni". Una preoccupazione, negli uffici comunali, che però secondo i pm non si è mai tradotta in un reale cambio di passo.
"La rappresentazione ventilata secondo cui sarebbero cessati negli uffici del Comune i favoritismi e i trattamenti privilegiati e che ora vigerebbe un sistema uguale per tutti – spiega la Procura – è smentita all’evidenza dal fatto che mentre alcune pratiche e alcuni titoli edilizi relativi a interventi che configurano le violazioni indicate nelle disposizioni dirigenziali del marzo 2023 sono stati effettivamente annullati, per altri interventi che configurano violazioni identiche il Comune, mediante il Gruppo di lavoro, non è intervenuto mettendo in discussione la validità dei titoli". Il Gruppo di lavoro fu istituito con quelle disposizioni dirigenziali, primo tentativo di correggere la rotta dopo le inchieste, per passare al vaglio le operazioni che rischiavano di finire al centro di contestazioni su presunti abusi edilizi. Con l’arresto di Oggioni, inoltre, emerse quel sistema di presunte tangenti sotto forma di incarichi di consulenza al centro anche delle accuse contestate, tra gli altri, all’ex assessore Giancarlo Tancredi e a Catella. Nel capitolo con al centro gli incarichi conferiti da Coima all’architetto Alessandro Scandurra, secondo le accuse corrotto per orientare le sue decisioni durante le sedute della Commissione per il paesaggio, i pm rilevano anche una "singolarità". Un "compenso definito “success fee“ pari a 15mila euro" legata al buon esito della partita che Coima stava giocando sulle aree in largo De Benedetti, via Cenisio e Messina. Il professionista, però, "non contribuisce col suo lavoro al raggiungimento dell’obiettivo finale e non si vede come il suo compenso possa dipendere dall’aggiudicazione".
Andrea Gianni