C’è stata un’inchiesta che per mesi ha scandagliato il mondo ultrà, concentrandosi in particolare sul giro di biglietti e abbonamenti che settimanalmente i vertici della Nord avevano a disposizione e che venivano rivenduti nel primo caso o utilizzati da altri dietro pagamento nel secondo: stiamo parlando di numeri che variavano da un minimo di 100 a un massimo di 300 tagliandi a partita, almeno stando a quello che sarebbe emerso da intercettazioni e accertamenti investigativi.
L’indagine della Procura, scattata dopo gli scontri di via Novara che la sera del 26 aprile 2018 si conclusero con l’investimento mortale del tifoso nerazzurro Daniele "Dede" Belardinelli, ha coinvolto a un certo punto quattro dirigenti della società nerazzurra, con l’ipotesi iniziale che ci potesse essere una sorta di accordo con i membri più in vista del tifo organizzato di matrice interista, a cominciare dallo "Zio" Vittorio Boiocchi, il ras della curva ucciso sabato sera sotto casa a Figino con due colpi calibro 9x21 andati a segno a fianco sinistro e collo.
Poi per loro è arrivata il 3 giugno 2021 la richiesta di archiviazione da parte del pm Leonardo Lesti per l’accusa ipotizzata di associazione a delinquere: nell’atto che l’ha accolta, firmato dal gip Guido Salvini quattro mesi dopo, si legge che gli esponenti sarebbero stati vittime di "comportamenti minacciosi ed estorsivi dei capi dei tifosi" e non loro complici nella gestione opaca dei ticket. Agli atti ci sarebbe anche una conversazione telefonica in cui uno dei leader più noti del tifo organizzato chiede a un dirigente 100 biglietti per il terzo anello per l’ultimo match del girone di Champions League tra Inter e Barcellona del 10 dicembre 2019: "Dai che facciamo il botto...". L’interlocutore avrebbe risposto di dover chiedere a qualcun altro prima di dargli l’eventuale via libera, prendendo tempo; quella consegna non sarebbe mai avvenuta.
Tuttavia, gli ultrà avevano effettivamente disponibilità di ticket. E il traffico si è esaurito solo con l’arrivo della pandemia e la successiva chiusura degli impianti sportivi. Stop al presunto business, almeno temporaneo, come ricordato dallo stesso Boiocchi in un colloquio captato il 19 febbraio 2021: in quel discorso, il sessantanovenne diceva che stava "perdendo un sacco di soldi con il blocco delle partite e dei concerti", che prima del Covid prendeva "circa 80mila euro al mese tra parcheggi e altre cose" e che in curva erano riusciti "a fare una bella cosa con la gestione dei parcheggi, con 700-800 biglietti in mano".
Tutto materiale che ora potrebbe tornare utile agli investigatori della Squadra mobile, che stanno passando al setaccio la vita di Boiocchi e i suoi molteplici rapporti per trovare una traccia che li porti a identificare gli assassini. Intanto, prosegue in parallelo il lavoro della Digos sullo "sgombero forzato" della curva all’intervallo di Inter-Samp, con circa 7.500 persone mandate via dal secondo anello verde dopo la notizia dell’uccisione dello "Zio": al momento, sono tre gli ultrà finiti nel mirino, di cui uno ripreso mentre spintona un uomo facendolo cadere a terra e altri due che gesticolano per indirizzare i tifosi lontano dagli spalti; si tratta di tre esponenti di secondo piano della Nord, manovalanza usata dai capi per eseguire l’ordine della ritirata immediata. In assenza di denunce, sono in corso verifiche su due telefonate al 112, a un’ora dai fatti, di altrettante persone che hanno chiamato per lamentarsi del trattamento subìto. Ultima nota per il corteo andato in scena ieri sera a Monaco prima del fischio d’inizio di Bayern-Inter: in 400 si sono posizionati dietro lo striscione "Zio Vittorio" e hanno iniziato a intonare il coro "Vittorio uno di noi". Poi il silenzio, calato anche sul settore ospiti dell’Allianz Arena.