
di Monica Autunno
Dalla Regione 3 milioni e mezzo, procedura già aperta per la bonifica, si spera l’ultima, della ex cava Gera - De Lucchi, buco su 8mila metri quadrati alle porte del paese, inquinato da cinquant’anni da melme bituminose. L’investimento sul sito di Trezzano Rosa è quello “pigliatutto” nel calderone di oltre 4 milioni per bonifiche stanziato dal Pirellone nei giorni scorsi, e destinato a 5 Comuni lombardi. Una conferenza di servizi si è già aperta lo scorso 26 novembre, nuovi carotaggi aggiorneranno il report sullo stato ambientale del sito, dove un primo lotto di bonifica si era tenuto nel 2012, ma senza esito risolutivo. "L’obiettivo – spiega il sindaco Diego Cataldo – è chiudere la partita una volta per tutte. C’era già un progetto, da aggiornare. I fondi stanziati sono il risultato di un’azione lunga e ininterrotta che abbiamo portato avanti con gli uffici regionali". Una cronistoria sintetica. Siamo negli anni ’60 quando a Trezzano Rosa, su terreni privati, viene realizzata una piccola “cava di prestito” a servizio della realizzazione della circonvallazione del paese. La strada viene ultimata, il buco resta. E qui, nei primi anni ’70 che hanno punteggiato di rifiuti troppo sottosuolo del Trezzese, il ripristino “a piano campagna” si accompagna a scarichi di rifiuti pericolosi fra cui circa 1.600 metri cubi di melme con idrocarburi. Negli anni ’80 un primo tentativo di messa in sicurezza con una tecnica di “decomposizione termochimica” (la cosiddetta ‘pirolisi’) va a vuoto, pochi anni dopo il Comune, sotto la guida di Adelio Limonta (sindaco numerose volte e tuttora consigliere) acquisisce l’area e, nel 2012, porta a casa un primo importante stanziamento regionale per la bonifica, 3 milioni e mezzo. Segue un bando, lo vince la ati Ventura-Italrecuperi. Appalto discusso, seguito da ricorsi degli esclusi, polemiche sulla tecnica di bonifica scelta (il raffreddamento delle melme con azoto liquido prima dell’asportazione) e carte bollate assortite, "qualche contenzioso a dire il vero è ancora aperto – spiega lo stesso Limonta –. Ma la sostanza è che i piani di caratterizzazione successivi hanno evidenziato che un problema di inquinamento c’è ancora. I nuovi rilievi chiariranno quanto". Rischi per la falda? "Non ne sono mai risultati, e il sito è a oggi in sicurezza. Certo, il problema va risolto".