Caso Uva, chieste condanne fino a 13 anni per forze dell'ordine

L'uomo era deceduto il 14 giugno 2018 all'ospedale di Varese, dopo che era stato fermato e portato in caserma per accertamenti

Giuseppe Uva (Ansa)

Giuseppe Uva (Ansa)

Varese, 16 maggio 2018 - Il pg di Milano Massimo Gaballo ha chiesto la condanna a 13 anni di carcere per due carabinieri e a 10 anni e sei mesi per sei poliziotti imputati nel processo in corso davanti alla Corte d'Assise d'Appello per la morte di Giuseppe Uva, deceduto il 14 giugno 2018 all'ospedale di Varese, dopo che era stato fermato e portato in caserma per accertamenti. In primo grado i militari e i poliziotti, accusati di omicidio preterintenzionale e sequestro di persona aggravato, sono stati assolti. 

Nella requisitoria, il pg di Milano, Massimo Gaballo, ha sottolineato che Giuseppe Uva morì "a causa di un'aritmia provocata dalla violenta manomissione sulla sua persona col trasferimento coatto in caserma, anche a prescindere dalle eventuali percosse subite e dalle lesioni riscontrate sul suo corpo". A ucciderlo, secondo il rappresentante dell'accusa, furono la "tempesta emotiva" e lo "stress" originati dal suo trasferimento in caserma illegittimo, non motivato dalla commissione di alcun reato e nemmeno da ragioni di identificazione dal momento che i carabinieri sapevano bene chi fosse per i suoi precedenti. Secondo il pg, Giuseppe Uva venne "punito" dai carabinieri, fino a provocarne la morte con un fermo illegittimo, forse per le sue vanterie su una presunta relazione da lui avuta con la moglie di uno degli uomini dell'Arma. Inoltre, il pg ha spiegato che è stata chiesta una condanna più lieve per i poliziotti perché a loro viene addebitata una condotta "omissiva". I reati contestati sono omicidio preterintenzionale e sequestro di persona aggravato dalla qualifica di pubblico ufficiale.

Il rappresentante dell'accusa si è poi soffermato sulle due lesioni: una sulla sommità del cranio ("Non può essere per ragioni di buon senso essere stata provocata da atti autolesionistici, come sostenuto dagli imputati") e l'altra alla base del naso ("i testi  riferiscono di testate su superfici piane che non possono provocare lesioni alla base del naso"). Gaballo ha anche contestato la tesi della sentenza di primo grado secondo cui Uva moriìquando era già in uno stato di sedazione, quindi non in un momento acuto di stress. In ogni caso, "la perizia ha dimostrato che l'assunzione di alcol da parte di Uva non ebbe nessun ruolo". 

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