GIULIA BONEZZI
Cronaca

Case di comunità, il Pd all’attacco: "Solo il 4% c’è e ha tutti i requisiti". Il Welfare: numeri strumentalizzati

I dem: "A un anno dalla scadenza del Pnrr manca il 34% delle strutture e nove su 10 non hanno medici h24". La replica della Regione: 142 attive su 216, abbiamo scelto di avviare i servizi essenziali e gran parte li ha.

Da sinistra Carlo Borghetti e Pierfrancesco Majorino ieri in conferenza stampa

Da sinistra Carlo Borghetti e Pierfrancesco Majorino ieri in conferenza stampa

Mancano undici mesi e mezzo al 30 giugno 2026, l’"asticella" sull’attuazione del Pnrr che secondo il gruppo del Pd al Pirellone rischia di diventare una mannaia sulle Case di comunità chiamate a infrastrutturare la nuova sanità territoriale lombarda; o quantomeno sulle 187 effettivamente finanziate coi fondi Ue vincolati alla ripresa e resilienza post-Covid delle 192 inserite nel programma operativo regionale o Por, a loro volta parte di un maxinsieme di 216 che la Regione ha battezzato e s’è impegnata a realizzare integrando di tasca propria.

A giugno 2025, le Cdc attive in Lombardia erano 142: 135 del Por e sette appartententi al gruppo di 24 extra. Numeri che la Regione ha pubblicato sul suo sito, "frutto di un monitoraggio trasparente. Significa che oltre il 65% delle strutture programmate è già a disposizione dei cittadini, un risultato ottenuto grazie alla strategia di attivazione progressiva dei servizi", replica la Direzione Welfare al Pd. Che quei numeri li giudica, invece, "impietosi", per dirla col capogruppo Pierfrancesco Majorino. E li legge all’inverso, concentrandosi sulle 74 Cdc, il 34% delle 216, "che non esistono in questo momento" ma anche sui servizi offerti dalle strutture attive che i dem hanno scandagliato con "140 accessi agli atti al Welfare, uno per ogni Casa di comunità". Un’"operazione verità – dice Majorino –. A luglio del 2025, non del 2022, il 96% delle 216 Cdc previste o non è attivo o non garantisce tutto quello che dovrebbe al lombardi".

"Solo otto, meno del 6% delle strutture aperte, hanno tutti i servizi obbligatori previsti dal decreto ministeriale (Dm) 77 del 2022: sei in provincia di Bergamo e due a Varese e Arcisate - dettaglia l’analisi dei dem –. Se consideriamo le 139 Case aperte di cui abbiamo tutti i dati, la copertura sette giorni su sette del medico di medicina generale h24 è garantita solo da una su dieci e la stessa percentuale (non esattamente le stesse Case) assicura gli infermieri per 12 ore". E se ad esempio il 45,3% delle Cdc aperte non offre alcuna attività di diagnostica, "c’è un altro 30,2% che non la garantisce quattro giorni su sette come previsto dal Dm 77: alcune prevedono solo un giorno a settimana per due ore", spiega Carlo Borghetti, capodelegazione del Pd in Commissione Sanità, e avverte: "La Corte dei Conti è stata chiara: se non si attivano tutti i requisiti non arrivano i soldi del Pnrr".

A preoccupare il consigliere è anche il divario di velocità tra le province lombarde: se Sondrio e Lodi, a fondo classifica con appena il 44% e il 50% delle Case di comunità previste operative, coinvolgono comunque numeri piccoli (restano rispettivamente cinque e tre Cdc da aprire), appena sopra troviamo Brescia con 17 strutture su 33 previste tra programma Por ed extra, pari al 52%, e la città metropolitana di Milano che arriva appena al 57% di 65, ossia 37 Case aperte e 28 da attivare. "Sono le due province più popolose, parliamo di milioni di lombardi", sottolinea Borghetti, chiarendo che al presidente Attilio Fontana e all’assessore al Welfare Guido Bertolaso "non chiediamo certamente di rivedere al ribasso" il programma compilato più di tre anni fa dalla predecessora Letizia Moratti. Piuttosto "chiediamo loro un radicalissimo cambio di passo – interviene Majorino –. Serve un piano straordinario, che smettano di minimizzare e raccontare bugie".

Accuse che il Welfare respinge al mittente, parlando di "numeri usati con carattere strumentale e difforme dalla realtà" e rivendicando l’approccio che ha scelto, cioè di "mettere immediatamente a disposizione dei cittadini i servizi essenziali, anche prima del completamento dei lavori infrastrutturali o del raggiungimento di tutti i requisiti a regime". Quanto alla conformità al Dm 77, "è fondamentale distinguere tra la presenza dei servizi e la piena operatività h24/7. Le nostre rilevazioni mostrano percentuali elevate di attivazione per la maggior parte dei servizi obbligatori", in particolare delle Cdc già realizzate coi fondi del programma operativo regionale "il 98,5% ha il punto unico d’accesso, il 94,8% i servizi infermieristici, il 96,3% quelli di assistenza domiciliare e l’integrazione coi servizi sociali, il 68,1% il punto prelievi e il 75,6% i servizi diagnostici di base".