Bises
LLa malinconia è un sentimento che evoca storie passate e attimi consumati, può farti pensare che un tempo eri più felice, scanzonato, capace di aggredire la vita sentendoti ora triste e vuoto. Mi immagino una Milano che prova le stesse sensazioni nel rivedersi indietro, quando imberbe e spoglia di sovrastrutture non era al centro di moda e internazionalità che la stanno allontanando dal suo vero io. Saranno le amicizie influenti, i giri dell’alta finanza, l’idea distaccata dalla realtà che tutto succeda intorno a lei, ma un po’ se la tira e nostalgicamente se ne è accorta. Oggi per colpa di questa visione di una città cosmopolita e devota al soldo i milanesi e i visitatori devono dire addio a un tassello di storia e curiosità che negli ultimi dieci anni è stato indagato e amato: la Casa degli Atellani. Una dimora quattrocentesca con due corti rinascimentali riprogettata negli anni ’20 da Piero Portaluppi che qui ebbe anche il suo studio eccezionalmente aperto durante una Design Week di qualche anno fa, un indirizzo dove non si contano le stratificazioni storico-artistiche. Le pareti di questo luogo hanno osservato Leonardo da Vinci entrare e uscire e Ludovico il Moro compiacersi per la sua chiesa: Santa Maria delle Grazie, entrambi legati a questo antico crocevia della città ne saranno per sempre i protagonisti indiscussi, Leonardo intento ad affrescare il Cenacolo, Ludovico a rimpiangere la sua amata e perduta Beatrice al Chiostro delle Rane. E ora che cosa ne sarà della Casa degli Atellani? Avvolto nel silenzio il suo destino, certezza invece che sia ormai parte del gonfio portafoglio di Bernard Arnault, patron del gruppo LVMH. Si sussurra che potrà essere in parte visitabile come è stato fino a ieri, io lo auguro a Milano, perché gli alberghi a cinque stelle sono per pochi, la cultura della nostra storia invece deve essere per tutti.