Caro affitti a Milano, il rettore della Bocconi: stanze negli uffici vuoti e reddito studentesco

La proposta di Francesco Billari: più patti abitativi famiglie-fuorisede e sussidi modello Nord Europa. "La città è vittima del suo successo, i giovani rifiutano il pendolarismo"

La proteste con le tende fuori dal Politecnico

La proteste con le tende fuori dal Politecnico

Milano è vittima del proprio successo e del successo delle sue università: sta andando meglio del resto d’Italia e l’attrazione provoca una forte domanda di abitazioni, che sta ponendo molta pressione sui prezzi degli affitti, malgrado l’aumento del tasso d’interesse". Così Francesco Billari, rettore della Bocconi e demografo, analizza il tema del caro-affitti, riportato all’ordine del giorno dalla tenda di Ilaria Lamera, la 23enne che da martedì si è accampata davanti al Politecnico, passando ora il testimone ad altri compagni.

Milano città universitaria rischia di implodere?

"Essere riusciti a costruire un ecosistema universitario attraente implica più studenti in arrivo dal resto d’Italia e dall’estero, e un modello più internazionale. Nel caso della tenda al Politecnico, una cosa colpisce ed è indicativa: la studentessa prima faceva la pendolare, ha deciso di trasferirsi a Milano da Alzano Lombardo, che non è lontanissima, perché l’università si vive. È quello che succede nei Paesi più avanzati: ci siamo spostati su questo modello e non eravamo preparati a livello di Paese. Le generazioni precedenti davano per scontato vivere dai genitori e fare pendolari".

I prezzi allontanano i giovani?

"La domanda degli alloggi aumenterà ancora: è inevitabile o avremo fallito come sistema universitario milanese. Ma la crescita di tutto il sistema passa dalla costruzione di campus e residenze. Come Bocconi, richiamando molti studenti dall’estero, siamo più strutturati, ma non abbiamo ancora finito. Abbiamo più domande che posti".

Che fare quindi?

"Dobbiamo avere un occhio che guarda al medio-lungo periodo e uno al breve. Dobbiamo per forza aumentare i numeri: non si parla di posti letto ma di stanze, dove sia possibile anche studiare. Ci sono progetti del Pnrr, il Villaggio Olimpico, ma dobbiamo porci obiettivi più ambiziosi, pensando di convertire edifici vuoti o sottoutilizzati. Penso soprattutto agli uffici".

E sul breve periodo?

"È la parte più difficile. Il legame tra generazioni potrebbe essere valorizzato, ovviamente va filtrato da qualcuno che controlli non ci siano intenti predatori di chi mette a disposizione casa e cerca un coinquilino. Ma sarebbe bello se ci inventassimo qualcosa per agevolare un incontro di esigenze, tra anziani e studenti, ma anche tra famiglie con figli e universitari".

Prezzi da calmierare?

"Trovo difficile imporre prezzi calmierati: a studenti sì e a lavoratori precari e famiglie con figli no? La soluzione potrebbe essere più sul fronte delle borse di studio, degli incentivi per pagare gli affitti, per la loro indipendenza. Paradossalmente vedo meglio un reddito di cittadinanza per gli universitari, perché stanno studiando, stanno costruendo capitale sociale per l’intero Paese. Empowerment per i giovani: ne abbiamo pochi, studiano poco e li trattiamo peggio dagli altri, perché andiamo a fare radiografia alla famiglia di origine e non li responsabilizziamo dando più autonomia".

La tenda di protesta funziona?

"Probabilmente sì. I rettori hanno esposto la stessa questione ma è stata più efficacemente portata all’attenzione da questa protesta pacifica. La studentessa del Politecnico è stata coraggiosa e sono sicuro stia ponendo una questione legittima. Rispetto alle richieste che vedo arrivare dal gruppo credo invece che, più che colpevolizzare chi affitta e trovare capri espiatori, sia meglio chiedere qualcosa di importante, sostegno vero ai giovani e generalizzato. Li incoraggerei a guardare cosa fanno gli altri Paesi: siate ambiziosi".

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