
Il sindaco Sala con la vedova Dorina Andrée Ruth Shammah con la figlia Anna e Ugo Finetti
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Socialista e milanese , in due parole era così Carlo Tognoli, sindaco dal ’76 all’86, scomparso venerdì a 82 anni. E così è stato ricordato ieri nella sala Alessi di Palazzo Marino - poco più di mezz’ora in tempi di virus - presenti pochi e distanziati familiari, parenti, amici e compagni di sempre. Cerimonia senza fronzoli com’era lui, presente però anche il mondo delle istituzioni frequentato a lungo da Tognoli come europarlamentare, deputato, ministro, sempre senza dimenticare da dove veniva: Milano e il Psi, appunto, tanto da aver chiamato i figli Filippo e Anna come Turati e Kuliscioff, la celebre coppia del socialismo milanese.
Ieri in sala c’erano i tre suoi successori Gabriele Albertini, Giuliano Pisapia e Giuseppe Sala, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Bruno Tabacci e il prefetto Renato Saccone, il questore Giuseppe Petronzi, il vice sindaco Anna Scavuzzo, il vice della Città metropolitana Arianna Censi. Il sindaco Sala, che ha dichiarato il lutto ciittadino, ha detto che Tognoli per i milanesi c’era sempre. "C’era sempre per chi aveva bisogno, per chi era senza lavoro, per chi aveva un problema, per gli industriali, per i tranvieri, per gli artisti e i teatranti". C’era per Milano, ha riassunto Sala, città che "ha saputo rialzarsi sempre dalle sue crisi perché ha trovato sulla strada persone come lui".
Il suo amico Ugo Finetti, socialista ed ex vice presidente della Regione, cui Tognoli stesso aveva affidato il compito di dire due parole per l’ultimo saluto, si è commosso e ha promesso che finita l’emergenza che tutti viviamo si troverà modo di riflettere pubblicamente su ruolo e importanza dell’ex sindaco nella storia della città. E se poi Ferruccio De Bortoli, giornalista ma anche presidente Vidas (l’associazione che si assiste i malati terminali) ha ricordato il Tognoli cittadino, sempre pronto a fare qualcosa per la sua città, Andrée Ruth Shammah, anima del teatro Parenti, l’ha ringraziato per l’antica scelta di legare il comune di Milano ai palcoscenici intesi come servizio pubblico. Prima del lungo applauso finale, “Mission“ di Ennio Morricone suonata alla tromba e il bacio che gli lancia la figlia. Fuori, sulla piazza, l’ultimo saluto dei milanesi.